sabato 30 ottobre 2021

Riassunto di fine ottobre, tra piogge, castagne e stufa accesa.

 

 


sopra: mostarda di vino ottobrina donataci tradizionalmente dai vicini

 

Da due giorni e sino alla fine di dicembre rimarrò solo, qui in campagna. Piove a dirotto, piove, piove e ancora piove. La terra è piena d'acqua da non poterne più. La radio parla di "uragani" cui è stato assegnato pure un nome, in perfetto american style. Immediatamente queste vicende vengono amplificate ai fini della grancassa del cambiamento climatico.

Pur ammettendo che dalle parti di Catania si è riversata una quantità colossale di pioggia - dovuta a bassa pressione sullo Jonio (fenomeno niente affatto "nuovo"), qui in provincia di Messina non c'è stato nulla di eclatante. Le breve parentesi di sole durante la quale ho fatto l'escursione di cui al post precedente ha lasciato il posto a piogge continue. Stamattina è saltato un giro in bici che volevo fare dalle parti di Floresta - vedremo se potrò farlo domani.

 

La raccolta delle noci si è conclusa. Il forte vento di grecale ha dato un'ultima vigorosa scrollata agli alberi facendole cadere una volta per tutte:

 




 

 

L'orto è ormai alla fine. Ho raccolto gli ultimi cetrioli pochi giorni fa. L'impianto dei pomodori resiste ancora - tra un paio di settimane andrà rimosso:

 



 


Annata felice per le castagne. Raccolte a chili dagli alberi nella parte alta del terreno. Più che arrostite mi piace cucinarle in pentola a pressione. A volte semplicemente faccio cena solo con esse:






In giornate umide e piovose come questa accendo la stufa all'ora di pranzo e la "spengo" alle 21. La legnaia è strapiena - dato anche il carico risultante dal recupero del noccioleto lo scorso inverno:





Essenzialmente, i lavori che restano da fare da qui alla mia partenza di fine dicembre, sono:

- raccolta olive

- rimozione edera da querce in aree recuperate

- disboscamento con motosega e decespugliatrice in zona sorgente acqua

- rimozione rami di noccioli rotti dal vento (una decina in tutto)

- pulizia ex stalla

- rimozione e impermeabilizzazione tagli di rami secchi di agrumi

La concimazione di tutti gli agrumi, fichi, nespoli e meli l'ho invece completata due giorni fa.



In una brevissima pausa dalla pioggia di stamattina ho scattato due foto in giro per la campagna. Diversi alberi hanno la veste quasi autunnale, come il pero antico e l'albicocco. Alcune arance iniziano a ingiallire nel loro lungo processo di maturazione.




sopra: albicocco e pero antico; sotto: arance tardive




 

La casa è immersa nella pioggia, in un'atmosfera senza tempo. Le nebbie vanno e vengono, occultandola. Non c'è che da rimanere in casa, sognando e progettando qualche futura escursione - quando sarà possibile.






giovedì 28 ottobre 2021

Il breve sentiero escursionistico-panoramico di Capo Calavà (ME).

 

 


 sopra: il Capo Calavà, sulla costa tirrenica del messinese



Capo Calavà è probabilmente il punto più scenografico della costa tirrenica messinese. Anni fa fu realizzato un sentiero che in soli 1,5 chilometri e con un dislivello di 145 metri permette di godere della suprema bellezza del promontorio granitico da un'angolazione insolita.

L'imbocco del sentiero si trova pochi chilometri a est di Gioiosa Marea (ME), segnalato da un cartello esplicativo. La stretta pista pare ripercorra un'antica Trazzera Regia che collegava queste località alla lontana Randazzo, al di là dei Nebrodi. La manutenzione del sentiero è esemplare - la pulizia assoluta.






in alto: la prima parte del sentiero di C.Calavà, con tratti in lastricato antico e cartelli esplicativi



Ho percorso il sentiero in questa mattina di ottobre - finite le recenti piogge. La vegetazione mediterranea manda profumi inebrianti e non ho incontrato nessuno. In cima sono state collocate alcune panche in legno da dove si può ammirare un panorama straordinario.






Il sentiero prosegue a mezza costa lasciando indietro la parete orientale del Capo, sino a un cancelletto in legno che delimita l'accesso a un'area a pascolo.






Sono tornato indietro e ho fatto una breve pausa su una delle panche, ammirando il mare e le isole Eolie. Un folto stormo di gabbiani si è alzato in volo dalla parete rocciosa - ho scattato qualche altra foto e sono ritornato sui miei passi.




sopra: tratti di vecchi muri di (?) terrazzamento


sotto: uno degli alberi di sughera lungo il percorso





sopra: la statale 113 ripresa con il teleobbiettivo dal sentiero Capo Calavà




giovedì 21 ottobre 2021

Visitare Palermo con una guida turistica del 1919.

 

 

 


 

Nella primavera del 2020, durante il lockdown vissuto in Lombardia a causa del virus venuto dalla Cina, acquistai su ebay a un prezzo davvero vile il piccolo volumetto della guida rossa-Sicilia del Touring Club Italiano, edizione anno 1919.

Consulto spesso questo adorabile libro, scritto in caratteri piccoli e contenente cartine topografiche di una precisione sbalorditiva - vista l'epoca. Mi fa sognare altri tempi e paesaggi, luoghi e città ancora ben lontani dalle brutture e dal cattivo gusto odierni. Un turismo fatto di strade in terra battuta e destinato a pochi benestanti - in treno o molto più raramente in auto. 

Abbiamo perciò deciso di spendere un giorno e mezzo girando Palermo esattamente sulle indicazioni della vecchia guida, esplorando una città in cui eravamo sempre passati di sfuggita - per raggiungere il porto o da esso allontanarci appena sbarcati.

 

 

I GIORNO

 

Il treno parte alle 8,57 da Capo d'Orlando (ME) e impiega due ore esatte per arrivare a Palermo Centrale - costo di un biglietto di sola andata euro 9 e novanta. All'uscita dalla stazione si trova la grande piazza Giulio Cesare, di forma ovale; conviene attraversarla seguendone il perimetro - farlo in via diretta significa rischiare la vita. Il rispetto delle strisce pedonali è zero. Ovunque. Gli automobilisti stressati e inferociti rispettano a stento i semafori, e solo perchè sorvegliati da telecamere.

Imbocchiamo in direzione sud la via Trieste e dopo poche centinaia di metri ci troviamo immersi nel caos del mercato popolare di Ballarò dove le urla dei venditori, gli odori e i colori delle merci costituiscono un'esperienza indimenticabile.

 



 

sopra e sotto: scatti al mercato popolare di Ballarò, Palermo





Essenzialmente il mercato si svolge su un'unica strada più o meno curva. Spesso si viene invitati a gran voce a fermarsi a mangiare: arancine fritte al momento e panini con farina di ceci fritta. Quest'ultimo, chiamato 'pane e panelle', è il cibo da strada simbolo di Palermo. Ci siamo fermati a pranzare seduti a tavola spendendo in tutto 7 euro per: due panini abbondanti e 1 lattina. Coperti gratis.

Uno degli spettacoli più belli è osservare il fiume di turisti stranieri sconvolti e turbati dal caos del mercato, dove si svolgono in continuazione tour di gruppo con assaggi di cibo.



sopra: pane e panelle = panino con farina di ceci fritta. Un consiglio: chiedete di non aggiungere sale


Dal mercato di Ballarò la via del Bosco ci porta in centro. Qui, in piazza Bellini, si trovano ben tre chiese: S.Caterina, la Martorana e San Cataldo. La più interessante di tutte è l'ultima: una piccola costruzione normanna del 1161. La guida del 1919 ci dice:

"INTERNO profondamente suggestivo e ieratico nella nudità severa delle pareti. E' un rettangolo (m. 10 per 7) diviso in 3 navate da 6 colonne di monum. antichi. Il pavimento è l'originale, così pure l'altare con una croce ed i simboli degli Evangelisti".

L'ingresso alla chiesa avviene previa esibizione del certificato verde per virus cinese; si pagano 2,5euro a persona (non ne viene fatta menzione sulla porta d'ingresso) - lo si scopre un metro dopo.

Malgrado l'obolo non preannuciato, la visita è piacevole. Sia gli interni che gli esterni di S.Cataldo sono magnifici - in particolare la grazia della costruzione, sormontata da tre cupolette rosse mutuate dall'architettura islamica.

 




in alto: esterno e interno di S.Cataldo (1161)


in basso: la grande facciata di S.Caterina (fine 1500), sulla stessa piazza





sotto: la chiesa della Martorana, altro edificio normanno, con aggiunte successive, che insiste su piazza Bellini




Pochi passi ancora e siamo in piazza Pretoria, sopraelevata e occupata da una fontana monumentale (1575); narra la guida del 1919:

"fu fatta per una villa di Firenze per Don Pietro di Toledo e dal figlio di questo venduta a Palermo. Sonora di acque cadenti dal mezzo in una grande vasca verde di papiri, con una folla di statue di scarso pregio ma che dànno un insieme decorativo alla piazza"



sopra: la fontana di piazza Pretoria, priva di acqua ma pur scenografica


Piazza Pretoria si trova a breve distanza dall'albergo Concordia in cui abbiamo deciso di alloggiare, nella parallela via Roma. Sono le 13 e trenta.


Dedichiamo il pomeriggio al settore sud del centro di Palermo. Dalla piazza Quattro Canti è tutto un susseguirsi di negozi e bar di tono superiore. La lunga via Vittorio Emanuele è isola pedonale - tuttavia occorre fare attenzione a decine di monopattini elettrici e alle auto ammesse, che non hanno molta voglia di rallentare.

Si viene importunati in media ogni 5 minuti da gente che chiede soldi. Un nordafricano vestito bene e con scarpe alla moda mi domanda "una moneta". Davanti il portico della grandiosa ed eclettica cattedrale siedono una zingara con immancabile neonato e un uomo che chiede denaro con un bicchiere di plastica in mano. Al mio cortesissimo rifiuto inizia a minacciarmi: "ti rompo gli occhiali" e si fa avanti. Sfodero il manganello portatile, dono di un ex collega camerata. Lui arretra come fanno i cani quando uno fa il gesto di tirargli una pietra. Ci guardiamo a distanza, studiandoci. Mia moglie mi tira via prima che la situazione degeneri. Informo due vigilesse del fatto - e l'accattone viene allontanato a forza. Il sole nel frattempo sbuca da una grossa nuvola e illumina l'ocra dorato della chiesa. Ritorna il sereno.



sopra: la grande cattedrale di Palermo


Procediamo verso sud in direzione di Villa Bonanno, un giardino pubblico a palme nel cui centro sono avanzi di ricche abitazioni romane con mosaici. Più avanti ancora, il Palazzo Reale costruito dai Saraceni e ampliato da Ruggero (1132-40). Dribblando a fatica mendicanti veri e finti giungiamo infine alla chiesa di S.Giovanni degli Eremiti (1132), una delle più antiche dello stile arabo-normanno. Ci limitiamo ad osservarne l'esterno anche perchè vi indugia una nutrita folla di turisti e occorre ancora una volta pagare per entrare.



in alto: S.Giovanni degli Eremiti


Si fa sera - una sera bellissima d'autunno. Cielo turchese, nuvole rosate, aria fresca. In albergo ci avevano consigliato una rosa di locali dove poter cenare. Dopo aver esaminato le recensioni su smartphone scegliamo il ristorante Balata, proprio all'incrocio tra via Roma e via V. Emanuele. 

Posizione centrale, clientela tranquilla, jazz a moderato volume in sottofondo. Ci servono due pizze con farina multicereali lievitate 48 ore, pomodoro fresco , menta e tre formaggi locali. Con due birre piccole e alla spina, totale 19euro - inclusi 4euro di sconto per convenzione alberghiera. Una miseria, considerando la finezza del locale e la sua posizione. Queste sono le cose con cui la città sa farsi amare.

 


 

 

 

II GIORNO

 

Contrariamente alle previsioni meteo, ha piovuto durante la notte e sembra voler continuare. Seguendo la vecchia guida del Touring ci dirigiamo verso nord lungo via V. Emanuele sino a incrociare via Paternostro. Inizia un quartiere medievale dalle strade lastricate e luccicanti di pioggia. In una piazzetta adornata da due fontane simmetriche si trova la chiesa di S.Francesco d'Assisi, del sec.XIII. Ingresso (gratuito) dal bellissimo portale ornato a zig-zag. Belle statue di Giacomo Serpotta all'interno, recentemente restaurate.

La guida suggerisce: "Uscendo dalla chiesa prendere subito a d. via Immacolatella, dove N.5 Oratorio della Compagnia di S.Lorenzo (custode sul posto, dare mancia), la cui decorazione in istucco è il capolavoro di Giacomo Serpotta (1687-96), l'opera più viva, più fragrante di grazia della giovinezza dell'artista".




sopra: S.Francesco d'Assisi, col bel portale ornato del 1302 - interno: cappella barocca dell'Immacolata, a marmi policromi


Purtroppo non v'è traccia del custode in loco a cui "dare mancia". Occorre invece fare attenzione a non farsi travolgere da un mezzo della nettezza urbana che avanza a velocità folle in questa stretta stradina, senza alcuna intenzione di rallentare.

Procediamo verso la marina sino al giardino Garibaldi, con immensi alberi di Ficus ultracentenari. La recinzione del giardino dovrebbe essere quella originale dei primi del Novecento:




sopra: giardino pubblico Garibaldi, con piante ultracentenarie



Sul lato est della piazza Garibaldi troneggia il grande Palazzo Chiaramonte, iniziato nel 1307 dalla famiglia omonima, allora la più potente di Palermo.




 

Tornati nel Corso, troviamo S.Maria della Catena, curiosa chiesa della fine del XV secolo, "così detta per la catena con la quale si chiudeva il vicino porto, l'attuale Cala". Lungo la marina inizia la lunga passeggiata del Foro Umberto I. All'inizio di esso, la Porta Felice, costruzione barocca finita nel 1644, ornata di fontane nella facciata a mare.





dall'alto verso il basso: S.Maria della Catena; Porta Felice e Mura delle Cattive




Il lungo Foro Umberto I, costeggiando le Mura, conduce a Villa Giulia. Lungo la passeggiata si alternano situazioni molto contrastanti: bei locali ristorante e cumuli di immondizia indifferenziata a pochi metri; commercianti in giacca e cravatta che aspettano taxi e gruppi di nordafricani che passeggiano nullafacenti semioccultati dalle siepi, alcuni in stato catatonico.

Villa Giulia è un giardino settecentesco abbellito definitivamente nel 1872. Al centro si trova un "dodecaedro pentagono sostenuto da un putto, con orologi solari di Lorenzo Federici".

 





La guida ci porta quindi in via Torremuzza, a N del quartiere della Kalsa "abitato dai marinai". Regna un certo degrado. La chiesa della Pietà è descritta "con grandiosa facciata barocca, la più bella in Palermo, di fra Giacomo Amato (1678)". Francamente la facciata risulta parecchio annerita - e l'edificio non mi sembra fra i più attraenti. Da qui si passa nell'antica via Alloro, che percorriamo tutta.





E' questa una stretta strada lastricata dove si trova il Palazzo Abbatelli (1495), edificio con torre, merlature, finestre trifore e un originale portale. Poco più avanti, l'insegna arruginita dell'albergo Patria, citato dalla guida:





sopra: Palazzo Abbatelli

sotto: il portone del vecchio Hotel Patria, attivo nel 1919





 

Raggiungiamo Piazza Rivoluzione (dalla rivoluzione del 1848, iniziata da qui) e infine alla Magione, chiesa con annesso chiostro "fondata da Matteo d'Ajello (1161) per i Cistercensi, sostituiti nel 1193 dai Monaci Ospitalieri Teutonici". 

L'ingresso serebbe a pagamento ma le due simpatiche ragazzotte alla biglietteria mi fanno entrare gratis perchè gli ho detto che desideravo solo vedere l'interno della chiesa, su suggerimento di un una guida di oltre cent'anni fa.



sopra: piazza della rivoluzione del 1848


sotto: la Magione (1161)





 

Il tour è praticamente finito. Ritiriamo alcuni bagagli lasciati in custodia all'albergo oltre l'orario d'uscita. Resta il tempo di tornare al mercato di Ballarò per pranzare con pane e panelle allo stesso posto del giorno prima. I ragazzi della rosticceria ci riconoscono e sembrano contenti del nostro ritorno. Passano torme di turisti del nord Europa che mangiano arancine e bevono birra. Un fiume costituito da extracomunitari, indiani e donne col velo, più italiani e locali, attraversa piazza Ballarò per poi disperdersi in tutte le direzioni.

 

 

E' una bellissima tarda mattinata di ottobre, con quell'aria fresca perfetta per il turismo a piedi. Ci dirigiamo verso la stazione per prendere il treno delle 14 e trenta e lasciare Palermo. Nel 1919 saremmo saliti su una locomotiva a vapore. 

Il mare che si vede dal finestrino però è lo stesso di un secolo fa. Bellissimo.