martedì 25 settembre 2012

L'arma del ricatto

E' giusto di poche ore fa la notizia che un fast food presente in Galleria a Milano tiene in scacco 95 dipendenti il cui posto di lavoro è in forse...a meno che il Comune non conceda alla filiale di "allargare un po' i locali" già presenti in centro.

E' di pochi giorni fa la polemica "Marchionne-FIAT-lavorare in Italia non è più produttivo" ecc...ecc...
Tradotto in poche parole per chi non lo avesse capito: Se non mi date gli aiuti di Stato vado a produrre in Serbia - se poi anche ai serbi non sta bene vado a produrre in Antartide e via dicendo.

L'umanità va avanti a ricatti. Il ricatto lo trovi dappertutto, dall'ambito familiare alle economie ipercapitaliste. Il mondo del lavoro si basa su di esso. Innumerevoli volte ho constatato che il lavoratore dipendente è in realtà un ricattato. Da cosa ? Dal BISOGNO. Ho visto molti chinare la testa e star zitti anche avendo piena ragione da vendere, e questo perchè sulle loro spalle pesava un mutuo o un figlio o tutt'e due le cose. Per questo sono convinto che ognuno invece di sperperare denaro in oggetti inutili dovrebbe, se riesce, accumulare quel tanto che basta per non aver bisogno di lavorare due o tre anni. Questo già basterebbe a far calare di molto l'indice di ricattabilità personale e l'ansia da dipendenza totale.

Quella del ricatto è una grande lezione da tenere sempre a mente. Se devo erigere una casa è meglio fare tutto in regola, evitando furbate e irregolarità. Quando tutto è in regola e ho carta scritta a dimostrarlo, i vicini - o chiunque - non potranno attaccarsi a niente. E se avrò ragione potrò esigere di veder rispettati i miei diritti.

Questo vale in casa, nel lavoro, nella famiglia, in qualsiasi ambito della vita minimamente importante. Limitare sul nascere le possibilità di ricatto - limare quelle già esistenti è un imperativo categorico e premessa di serenità.

venerdì 21 settembre 2012

Festa d'autunno


Adoro l'autunno - per me il suo arrivo è una festa. Estate è sinonimo di caldo, afa, mosche, zanzare e gente dappertutto. L'autunno è una stagione bellissima, fresca e malinconica - a me cara. La terra odora d'umido, la lunga estate siciliana inizia a svanire e con essa il pericolo degli incendi appiccati dai balordi e criminali.

A breve saremo in Sicilia definitivamente, e l'autunno non poteva essere stagione migliore per spiegare le vele. Forse in aereo rileggerò per l'ennesima volta il libro di uno dei miei scrittori preferiti: Un Bellissimo Novembre, di Ercole Patti (1903-1976). E' un racconto ambientato nella campagna dell'Etna al tempo della vendemmia; un affresco di ricordi e immagini di un passato agricolo di infinita bellezza. Venata di malinconia, è forse tra gli acuti narrativi più alti dello scrittore catanese. Forse per comprenderne in pieno la poesia occorrerebbe aver vissuto in quei precisi luoghi. Io ho avuto la fortuna di viverci, e nel bene e male posso dire che è stato un privilegio.

Benvenuto autunno 

mercoledì 12 settembre 2012

Cosa mi è piaciuto e cosa no


Pecca di presunzione chi giudica un luogo dopo esserci passato per pochi giorni. Alcuni mesi sono già un periodo di tempo più importante. Dopo anni potremo dare un giudizio più completo, anche se alla fine molto di quello che emerge è costituito dai soliti luoghi comuni, molti dei quali corrispondono al vero. La realtà è inconoscibile, è troppo complessa, ma mi piace lo stesso imbottigliarla in una bella lista del "cosa mi è piaciuto della vita in Pianura Padana e cosa no". Eccola.

COSA MI E' PIACIUTO

La maggior discrezione da parte delle persone, il maggior rispetto per la privacy altrui
La relativa maggior pulizia e tendenza all'ordine e alla puntualità rispetto ai meridionali
La relativa vicinanza delle Alpi, scrigno di bellezze che il resto d'Europa ci invidia
Le strade mediamente più larghe, curate e razionali
Un servizio sanitario efficiente e in gran parte affidabile, salvo le dovute eccezioni
Il fatto che molti usino la bicicletta
L'agire e non soltanto il parlare

COSA NON MI E' PIACIUTO

Il pane, la frutta e il cibo: scadenti e costosi
Il colore slavato e grigiastro del cielo per larga parte dell'anno
L'inquinamento dell'aria, quella orrenda cappa marroncina che ristagna su tutto
Il paesaggio punteggiato dai capannoni di calcestruzzo e dagli enormi tralicci dell'enel
Il paesaggio troppo "schematizzato", asfaltato e piastrellato e recintato
La premura cronica delle persone, il loro vivere e muoversi sempre in fretta e furia
Le strade stracolme di auto inferocite e pericolose per i ciclisti
La presenza massiccia di extracomunitari

Ma più di tutto: la lontananza dalla natura, quella vera. Non si può passare la vita a guardare le montagne e la natura col binocolo o sulle belle fotografie delle riviste. Da Turate, poco a nord di Saronno, ci volevano centinaia di chilometri di autostrada prima di poter raggiungere le montagne e respirare un po'. Troppo per i miei gusti.







venerdì 7 settembre 2012

Immagini di un'estate, 2 di 2

 








La legna raccolta in due giorni di lavoro

La legna raccolta in cinque giorni di lavoro, tre strati a partire dal muro

 

Immagini di un'estate, 1 di 2

La fotografia che documenta la vita. Per me è l'essenza del fotografare. Un'estate in campagna - in una casa di 150 anni fa ancora priva di energia elettrica, sospesa tra le montagne - tra terra e cielo. Luce forte di Sicilia che filtra attraverso le foglie della vite e dell'ulivo. Luce che si stempera la sera in tramonti spettacolari che lasciano il posto a tempeste di stelle. Passano basse le nuvole, qui, e finisce un'altra giornata. Cosa faremo domani? Il pane che odora di grano, i fichi, l'uva che in tanti anni, costretto ad andar via il 20 di agosto, non avevo mai potuto raccogliere. Odore di terra, desiderio di fare, di impegnarsi, promessa di felicità.

 
 




 
La leggendaria gassosa Tomarchio tenuta in fresco



Le mie nuove scarpe da lavoro - SCELTE DA ME e non da mister 'So tutto io'


Pane di vero grano duro, caldo di forno

Le arance fresche in pieno agosto




Fichi bianchi e neri


Lume a candela