lunedì 28 dicembre 2020

Una mattina al mare. In bici alla spiaggia deserta.

 

 

 


 

 Stamattina ho raggiunto il mare in bici. Dove si trova di preciso la località non ha importanza. Ho raggiunto la spiaggia seguendo una vecchia strada provinciale che percorrevo in bici da corsa quando avevo diciotto anni. Una frana la interrompe adesso a un certo punto, per cui ho deviato su un'arteria più recente realizzata a inizio anni '90.

Poco prima della spiaggia si passa sotto la ferrovia in prossimità di un ponte nuovo e un casello abbandonato:





Giunto al mare mi sono goduto mezz'ora il rumore e il movimento delle onde. Le isole Eolie erano perfettamente visibili.






La spiaggia era completamente deserta e la temperatura fredda ma sopportabile. Niente vento. Mi sono seduto su un copertone e ho mangiato qualche noce portata da casa. L'acqua di una fiumara vicina si dirigeva copiosa verso il mare. Alcuni uccelli si inseguivano in un canneto.

Ho osservato per un po' le onde e poi sono andato via.

 






mercoledì 23 dicembre 2020

In bici sui Nebrodi al lago Cartolari. Trenta chilometri di sublime bellezza.

 

 


 Viaggi in bicicletta, Escursioni e Fotografia è il nome che diedi a questo blog quasi nove anni fa. Qui il resoconto di una bellissima giornata trascorsa sui "miei" Nebrodi con il mezzo che amo di più: la bici. E con la mia vecchia Nikon come appendice naturale del braccio. Trenta chilometri di sport e di puro piacere nell'aria purissima di montagna, pedalando al di sopra delle nuvole.

 

 

8 del mattino. Lasciata l'auto, mi reco a un negozio di alimentari per comprare un panino. Floresta, il comune più alto della Sicilia, è semi-immersa nella nebbia. Fuori dall'abitato riempio la borraccia presso una fontana pubblica in pietra -

Ci sono solo 3 gradi ma non sento freddo; sono troppo occupato a meravigliarmi del paesaggio di questa parte dei Nebrodi.

 


 





sopra e sotto: l'affascinante paesaggio invernale dei Nebrodi presso Floresta (ME), m.1250





 

Viaggio in pianura per qualche chilometro e sempre al di sopra delle nuvole. Poi imbocco la Dorsale dei Nebrodi all'altezza di Portella Mitta e inizio a salire -

Giungo al bar prefabbricato dove spesso in estate c'è un gran va e vieni di allevatori. Il locale è chiuso e non si vede quasi nessuno. Solo due persone che tagliano legna e tre cani che abbaiano al mio passaggio.





sotto: Case Batessa, m.1300 e il bar presso il torrente Grassetta








La dissestata strada riprende a salire verso Portella Dagara, dove giungo alle 11. Da lì proseguo ancora in dura salita verso la fitta faggeta di Pizzo Scavello.





in alto: sulla pista della Dorsale a Portella di Testa, m.1465

in basso: panorama da Portella di Testa





Un chilometro e mezzo a ovest di Pizzo Scavello lascio la Dorsale e imbocco una pista a sinistra che prima attraversa un altopiano boscato, poi scende decisamente verso il laghetto Cartolari. Occorre fare attenzione perchè la pista segnata sulla carta esiste ancora ma recentemente ne è stata aggiunta un'altra parallela alla prima nel tratto vicino alla Dorsale; lo smartphone e il gps mi sono stati di grande aiuto. Non dimenticate MAI comunque una cartina e un battery pack ben carico.

Non avventuratevi su questa deviazione in caso di bassa visibilità.






Sono le 12 e trenta e "atterro" al lago Cartolari e alla vicina area attrezzata, completamente deserta. Il silenzio è rotto solo dal rumore di un torrente. Mi siedo a uno dei tavoli, quello sotto tre giganteschi pioppi, e mangio qualcosa.





sopra e sotto: sosta al lago Cartolari, m.1400





 

In queste uscite invernali è bene portarsi una giacca di piumino. Pesa poco ed evita di far prendere freddo allo stomaco durante le fermate. In questa occasione mi sono portato anche il fornelletto per un abbondante caffè solubile e la fiaschetta metallica per quattro sorsi confortanti di grappa.





 

Finito di pranzare non indugio. Riprendo la bici e mi riporto sulla pista della Dorsale; le gambe girano bene e presto mi godo diversi tratti in discesa. La luce del pomeriggio è bellissima lungo questa strada dai panorami aperti che ho percorso innumerevoli volte.






 

La gita volge al termine. Un'ultima salita mi riporta a Portella Castagnera e infine a Floresta, dove le case di pietra e i camini che fumano lasciano nell'aria nebbiosa un odore di incenso - l'ultimo piacere di questa meravigliosa giornata fatta di natura, bici, libertà e Fotografia.







sopra: conclusione del giro e arrivo a Floresta

sotto: alcune immagini di Floresta prima del tramonto








sabato 19 dicembre 2020

A piedi sul versante nord-ovest dell'Etna. Notte al bivacco di Monte Maletto.

 

 


 

 

Il 17 e 18 dicembre io e l'amico Luigi abbiamo effettuato una gratificante escursione sul versante nord-ovest dell'Etna, pernottando al bivacco di Monte Maletto. Questa escursione mi ha permesso di rimettere piede sull'Etna dopo tanto tempo e di tornare su certi punti panoramici, ora imbiancati dalla neve autunnale.

 

 

PRIMO GIORNO

Da Monte La Nave a Monte Maletto; Km 14, disliv.(+) 680 m.

Lasciate le auto all'ingresso del demanio forestale ci siamo incamminati in direzione della pista altomontana dell'Etna. Poco prima di raggiungerla abbiamo fatto una sosta con seconda colazione "di rinforzo" al rifugio Case Nave, circondato da un bel bosco di querce appena illuminate dal sole.

 


 in alto: sosta al rifugio Nave, m.1450



Giunti alla pista altomontana abbiamo imboccato la deviazione per il bel bivacco di Monte Maletto, isolato nel fitto bosco di pini larici:






 Il bivacco è composto da due stanze separate; in una di esse abbiamo trovato un Allocco che non riusciva a uscire. L'animale doveva essersi calato dalla canna fumaria del camino, rimanendo imprigionato nel locale. Ovviamente lo abbiamo liberato subito.



sopra: il bivacco di Monte Maletto, isolato nel bosco a m.1700


sotto: la liberazione dell'uccello notturno reperito in una delle due stanze







Dopo aver mangiato qualcosa ci siamo dati da fare per predisporre la legna per l'accensione serale del camino. Alleggeriti gli zaini ci siamo quindi diretti verso un punto panoramico posto 2 Km più a monte sulla colata lavica del 1976, aspettando il tramonto.





Da questo punto, piazzato il treppiede, ho ripreso belle immagini del versante nord-ovest del vulcano, finchè la luce non si è affievolita quasi del tutto.




in alto: il paesaggio di sublime Bellezza fotografato da quota 1850 m.


in basso: l'ultima luce del pomeriggio si posa sull'Etna




Siamo rientrati al bivacco ripercorrendo la stessa pista immersa nella semioscurità. Non abbiamo volutamente acceso le lampade per godere dell'atmosfera di assoluta natura - solo il rumore dei passi sulla neve e il bosco di faggi da un lato e dall'altro.

Il resto della serata è passato chiacchierando sino alle 22 davanti al camino acceso.





SECONDO GIORNO

Bivacco M.Maletto-cima di M.Maletto-rientro; Km 8 disliv.(+) m.100

Nella nomenclatura etnea "Monte" significa nella quasi totalità dei casi "cratere vulcanico secondario posto a quote più basse rispetto ai creteri sommitali", ndr

 

Usciti dai sacchi a pelo alle 5 e trenta abbiamo riavvivato il camino, fatto colazione e ripulito il pavimento del locale. Ci siamo diretti verso la sommità dell'antico cratere di Monte Maletto, a m.1770. Questa ascensione non è tuttavia ricompensata da un panorama davvero gratificante causa la presenza diffusa di alti pini che hanno colonizzato ogni punto del cono vulcanico.

Ridiscesi, abbiamo imboccato una vecchia pista di montagna che riconduce alla più recente strada altomontana dopo aver attraversato affascinanti faggete. Questa pista circonda ad est il cratere di Monte Maletto e risulta presente su una mappa dell'Etna riportata sulla Guida Rossa del Touring Club Italiano del 1919:



 

sopra: con una freccia ho indicato la vecchia pista esistente nel 1919 e ancora percorribile (sotto)

 






In breve abbiamo ripreso la strada per Case Nave e siamo rientrati soddisfatti alle auto concludendo l'escursione. In programma abbiamo altre gite sull'Etna da compiere quando l'innevamento sarà davvero importante. Quella di questo giorno e mezzo è stato un assaggio.




sopra: Etna, pista altomontana. Una quercia ha caparbiamente colonizzato una roccia di lava antica


sotto: un riparo per pastori in contrada Rocca Mandorla, m.1100