domenica 22 luglio 2012

In partenza verso la terra di Utopia



In partenza per la Sicilia. Tante cose da fare, da sistemare, da portare avanti. Decespugliare il terreno; utilizzare per la prima volta la motosega; dare un giro di vite alle pratiche per la costruzione della nuova casa; contattare la Forestale e molto altro.

Ma anche godere dei nostri alberi, raccogliere limoni a pochi metri dalla porta di casa, prelevare fichi e pere e arance e altra frutta freschissima a "filiera metri zero"; il pane di Sicilia che è vero pane con la p maiuscola; gli uccelli predatori che volteggiano nelle ore più calde sui boschi che circondano la nostra contrada; il sole che tramonta dietro la montagna e il panorama delle isole Eolie sospese sul mare.



Come si chiama tutto questo ? Dove si trova questo posto ? si chiama Utopia ed esiste solo nel nostro immaginario, anche se fisicamente, realmente, esiste. E' un non-luogo perchè non ha senso parlare di località geografica, di toponimi. Che senso avrebbe dire che si trova a Castelvetrano, o Calascibetta, o Santo Stefano di Camastra ? Certi posti hanno significato e sono decifrabili solo per chi ci ha vissuto una fetta importante della vita - e ancora di più, per chi da dieci anni ci ha progettato sopra un sogno - un sogno molto complesso.
Forse non tutto andrà sempre bene in questo sogno che si fa realtà e alle volte fa paura - ma almeno ci proviamo.

Per oltre un mese e mezzo saremo senza energia elettrica - la sera radio accesa e candele. Niente internet fino al ritorno, a metà settembre, forse.


mercoledì 18 luglio 2012

Addio Atala GS




La vecchia Atala GS corsa, la mia compagna fedele da ventitre anni non c'è più. Alle 16 di oggi pomeriggio l'avevo attaccata con un cavo di sicurezza alla recinzione del centro commerciale Bossi, a nord di Saronno. Sono stato dentro il negozio non più di dieci minuti e all'uscita la bici era sparita. C'era una telecamera puntata in quella direzione ma i due addetti alla sicurezza che erano all'interno impegnati a chiaccherare con le cassiere mi hanno detto che quell'area dove c'è la rastrelliera per le bici rimane fuori dall'inquadratura. Complimenti. Bravi.

Quanto avvenuto è il risultato di due fenomeni sinergici: il primo è il declino della sicurezza intervenuto nel nostro Paese dal 1991 in poi a seguito dell'afflusso di feccia migratoria di ogni provenienza, particolarmente agevolato dai partiti di Sinistra, anche se devo dire che la Lega a parte tanto strombazzare non è che sia stata poi così efficace, vedi invasione di clandestini a febbraio 2011.
Il secondo è la crisi, la contingenza economica sfavorevole - che comporta un incremento di masse disadattate e frustrate inclini al furto e all'azione criminosa. Beninteso tra queste masse ci sono anche italiani, non solo stranieri.

Io comunque so già chi votare alle prossime elezioni.

Domani mi apposterò nel luogo del misfatto allo stesso orario sfruttando come esca la bici da corsa di mia moglie. Se qualcuno si avvicinerà ad armeggiare lo massacrerò a manganellate. Ma credo che perderò il mio tempo. Meglio rassegnarsi.

Avevo acquistato la bici nel settembre del 1989 per 400 mila lire. Mi ha accompagnato da allora sulle strade di Sicilia e in seguito su quelle del nord Italia. Migliaia e migliaia di chilometri - un pezzo della mia vita che se ne va. Era un modello ormai antiquato, la componentistica era economica e consumata - la tenuta in discesa non era il massimo;  ma mi dispiace per il valore affettivo. Auguro all'autore del furto di fracassarsi la testa contro un muro, sfrecciando sulla mia bici.

Meglio comunque metterci una pietra sopra e pensare all'acquisto della prossima superleggera. E insieme ad essa una catena molto più difficile da forzare.

E infine - anche se non servirà a niente...aspetto con ansia le prossime elezioni.

domenica 15 luglio 2012

Castelnuovo Bozzente



Castelnuovo Bozzente è un borgo di poco più di 800 abitanti che si trova nel parco della Pineta di Appiano Gentile, a qualche decina di chilometri da casa mia. Nel corso di tutti questi anni di permanenza al nord mi ci sarò recato in bicicletta milioni di volte, anche perchè le strade che raggiungono questo piccolo paese sono le uniche un minimo interessanti e lontane dal brutto paesaggio industriale lombardo. Questo non significa che siano strade tranquille: in tutti i giorni dell'anno sono percorse da automobilisti inferociti colpiti dal morbo della premura cronica - sembra che tutti abbiano chissà cosa di urgente da fare. I più pericolosi sono i furgoncini di termosifonisti e tecnici vari - nonchè le donne. Questa furia, questa attitudine a correre, si placa un po' (ma neanche troppo) la domenica mattina, quando fanno la loro comparsa innumerevoli ciclisti.

Alcuni si fermano a Castelnuovo e si siedono ai tavoli esterni del minuscolo bar che sembra rimasto fermo agli anni Settanta, con tanto di flipper e calcetto a disposizione. Poco vicino si trovano: una fontana alla quale i ciclisti attingono e socializzano da sempre; una panetteria; un piccolo negozio di alimentari e un asilo. Nient'altro. Il paese non è stato intaccato più di tanto neanche dalla smania edilizia degli scorsi anni: qualche villetta, qualche cascina ristrutturata e basta. I vicoli più antichi sono rimasti immutati.

La fontana del ciclista

La strada principale di Castelnuovo
L'altra mattina sono stato per l'ennesima volta a Castelnuovo con la mia bicicletta. Ho preso un gelato al piccolo bar, più che altro per avere la scusa di sedermi e assaporare l'atmosfera del tempo passato.
Poi con tutta calma ho fatto un giro tra le case del paese, anche se ormai le conosco a memoria. Ma in un mondo di turbolenze e inquietudini questo mio piccolo rituale del giro in paese mi appare rassicurante, e sinceramente mi piace.

Anche Castelnuovo mi piace. Se proprio fossi costretto a passare in Lombardia il resto della vita mi piacerebbe viverci.

La chiesa di San Martino

venerdì 13 luglio 2012

Io e la neve



Sno = neve
Slask = neve bagnata

Il mio viaggio e la neve: una compagna che ha fatto la sua prima apparizione in Svizzera, già il terzo giorno sui pedali. Da Pontresina in poi era abbondante ai lati delle strade - il sole la scioglieva in rivoli d'acqua che ghiacciavano durante la notte e la mattina costituivano pericolosissime lastre scivolose presenti nelle zone in ombra. Ad Ardez (CH) rischiai di cadere; per fortuna avanzavo con prudenza avendone anticipato la presenza: per strada non si può dormire, c'è sempre una piccola o grande minaccia in agguato.




Dalla Svezia centrale in poi il manto bianco era onnipresente ai lati delle strade. 30 km prima di Borlange ci fu una violenta nevicata che si scatenò nel pomeriggio. Mi accampai in un'area attrezzata per i picnic e i barbecue ai margini di un parcheggio, sotto una tettoia chiusa su tre lati. Nevicò per tutta la notte - l'umidità aumentò enormemente, e con essa la percezione del freddo. Il mattino dopo apparve un mondo in bianco e nero e capii che il viaggio in Scandinavia era entrato nel vivo. Il margine stradale era ridotto ma pedalabile; una volta spinta la bici a fatica sulla strada mi disputai lo spazio della carreggiata contro tir e auto e raggiunsi Borlange.







Neve e bici sono un'accoppiata formidabile ai fini del senso di avventura. La presenza stessa della neve spinge le persone ad essere più ospitali nei confronti del ciclista. A me la neve è sempre piaciuta, ma non per lo sci, sport che non ho mai apprezzato e che giudico pericoloso e mondano: mi piace la monocromaticità della neve, il senso di pulizia e di magia che essa spande sulle cose dell'uomo e della natura.



Cercherò ancora la neve. Quando sarò in Sicilia la cercherò sull'Etna, sulle mie montagne. Ricordo che quando con i miei genitori si andava certe domeniche d'inverno a fare una gita sul grande vulcano, facevamo a gara a chi avvistava per primo la prima chiazza di neve lungo la strada. E quella gioia, quella trepidazione, sono rimaste immutate dentro di me. Forse è questo che la neve vuole ricordarci: che in fondo siamo un po' tutti  - alle volte - degli eterni bambini.


venerdì 6 luglio 2012

Tre siti ai quali attingo e mi abbevero di frequente

Voglio segnalare tre siti web ai quali attingo regolarmente e con grande gioia.

Il mio "idolo" Alastair Humphreys, inglese, autore di un giro del mondo in bicicletta durato quattro anni nonchè fotografo di prim'ordine. Generosamente, Al mette a disposizione gratis il libro del suo viaggio in bici in formato pdf scaricabile dal sito. L'ho ovviamente letto e ne ho ricavato consigli e insegnamenti di grande utilità, soprattutto psicologica.

http://www.alastairhumphreys.com/

Il sito di un altro cicloviaggiatore inglese, Tom Allen, autore di una traversata in bici della Scandinavia effettuata nell'inverno del 2011, con temperature di trenta gradi sottozero e accampamenti in tenda. Gran fotografo nonchè abile e ispirato film-maker.

http://tomsbiketrip.com/

Il sito di Tara e Tyler, da poco scoperto. Una giovane coppia gioiosa che ha visitato un sacco di posti in bicicletta e documenta i tour con splendide foto scattate con la leggendaria Nikon D700. Si accampano in tenda selvaggiamente, forse troppo imprudenti alle volte. Da vedere gli slideshow delle tappe in Italia, Sicilia in particolare.

http://www.goingslowly.com/photos/Bronte_to_San_Teodoro/72157622599960615/



giovedì 5 luglio 2012

Giusto 4 foto inedite



Giusto un po'di foto inedite dalla Svezia.

Il cottage con l'erba sul tetto si trovava a Vaxjo, sulle rive di un lago. Mi sembrò talmente bello e rappresentativo che mi accanii a fotografarlo per ore - all'alba, al tramonto e da ogni angolazione possibile.



Il lago in parte gelato si trovava tra Asarna e Ostersund. Rammento che c'era un sole splendido; sosta gioiosa con pane svedese e cioccolata, ipod nelle orecchie, magnificenza fotografica; poi arrivò una nuvola enorme e grigia e non feci neanche in tempo a mettermi l'impermeabile che iniziarono a cadere prima cristalli di ghiaccio poi neve per oltre tre quarti d'ora.



Una domenica mattina a Borlange, cimentandomi nella street photography, branca della fotografia che non amo particolarmente ma che ogni tanto dà buoni risultati.

L'arrivo a Borlange percorrendo la pericolosa e trafficata strada no.50

L'osservatore

La Rock Band

La lattina vuota e solitaria

Il cemento è vita

L'uomo è un animale sociale

Il pensatore


lunedì 2 luglio 2012

L'allenamento per un lungo tour





Nel corso del viaggio molte persone mi hanno chiesto che tipo di allenamento è richiesto per affrontare tour di lunga gittata sui pedali. Io rispondevo che il miglior allenamento è quello fatto giorno per giorno sulla strada - più che un training pianificato e orchestrato da numeri, calcoli e diagrammi. Vent'anni fa acquistavo riviste di cicloturismo che divoravo con avidità, crogiolandomi in tabelle e grafici che promettevano meraviglie. In realtà con il passare del tempo ho capito che tabelle e grafici sono affatto inutili e lasciano il tempo che trovano. Stabilire un allenamento che vada bene per tutti è impossibile: chi può dire che nella settimana x sarò in grado di uscire quattro volte percorrendo i chilometri y,2y,2y e mezzo, 3y ?

A mio avviso la regola base è: percorrere almeno 1500 chilometri nei dodici mesi che precedono la partenza e prendere confidenza con la sella. Abituarsi a sopportare quest'ultima è di fondamentale importanza - vent'anni fa le imbottiture dei pantaloni da ciclista consistevano semplicemente in uno strato sottile di pelle di daino cucito all'interno, oggi sono costituite da gel super tecnologici. Eppure a quell'epoca riuscivo a sopportare ore e ore sulla sella senza fastidio alcuno, oggi non è la stessa cosa: forse perchè vent'anni fa ...avevo vent'anni ? Quindi non fidiamoci troppo di gel, supergel e via dicendo e vediamo cosa succede dopo 80, 100, 120 chilometri: ci viene voglia di alzarci sui pedali ogni mezzo minuto ? Pensiamo al fastidio ogni venti secondi o siamo in grado di non pensarci e goderci il panorama ?



Allenarsi vuol dire anche affinare la resistenza psicologica. Pedalare in solitudine per ore e sotto la pioggia a migliaia di chilometri da casa può essere devastante se non si è preparati. Il cervello fa credere al corpo quello che vuole: alle volte lo illude di poter compiere imprese eccezionali, altre volte suggerisce rinunce e vie di fuga giustificate da banali scuse: la pioggia, la nebbia ecc.
La resistenza psicologica è qualcosa di molto personale; la si può rafforzare facendo uscite di allenamento in giornate grigie e piovose - quel tipo di giornate in cui invece ci si vorrebbe stravaccare sul divano a guardarsi un film. Ma altre componenti, come la capacità di star bene da soli, o la forza di volontà, sono personalissime - se non ne hai abbastanza non puoi procurartele da un giorno all'altro. Se non le hai affatto è meglio pensare di partire con un compagno o compagna.
Anche l'ansia è una cattiva compagna. Chi è fortemente ansioso è meglio che si astenga dal viaggiare in bici, dove tutto avviene e arriva lentamente. Chi è nevrotico è meglio che viaggi da solo per non opprimere l'altro con imprecazioni e lamentazioni.

In conclusione: se si ha tempo a disposizione e non si ha intenzione di percorrere per forza 150 chilometri al giorno il miglior allenamento è secondo me quello fatto direttamente on the road. Oggi 70 chilometri, domani 100, se sarò stanco di nuovo 70. Corpo e mente saranno così rassegnati all'idea di viaggiare e faranno la loro parte, ma saranno anche più rilassati proprio perchè la tabella di marcia è molto elastica. Anche per questo motivo io ribadisco l'importanza di mantenersi indipendenti sul pernottamento: il pensiero di poter piantare la tenda dove si vuole quando si è stanchi è un gran bonus. Alberghi e pensioni sono soluzioni comode, ma finiscono per limitare indirettamente quella libertà di decidere che è in fondo il motivo, l'essenza e la bellezza del cicloviaggio.