mercoledì 25 aprile 2012

Wilderness svedese, adesso

Lasciata Borlange in una mattina terribilmente umida e piovosa ho raggiunto il pittoresco villaggio di Tällberg con le sue case di legno e ho puntato verso Rättvik, sulle rive del lago Siljan. L´ostello di Rättvik e`tutto di legno, ed ero completamente da solo. L`arredamento e l`atmosfera rammentavano l`albergo del film `Shining`; in pratica mi sarei aspettato di veder apparire le due bambine nel corridoio che dicevano "vuoi giocare con noi per sempre" ? Quiete totale, invece - nessuna apparizione dal paranormale.

Da Mora ho imboccato la famosa strada numero 45, e gia`dopo Orsa il traffico e`diminuito ai minimi termini; solo qualche auto e tir che trasportano legname. La Svezia se non sbaglio possiede il 70% del territorio coperto da foreste. Essa infatti odora di legna in ogni metro.

Dopo Orsa ho superato i 3000 km. E dopo c`e`il nulla per 123 chilometri. Solo foreste. Le rare abitazioni ai lati della strada sono chiuse e circondate da neve. Niente campeggi ne`bar dove fermarsi. Nel tardo pomeriggio, quando ero nel mezzo di questo nulla, ho raggiunto un microscopico gruppo di case dal nome di Kvarnberg - numero di abitanti: sei. Ho chiesto a una donna se potevo dormire in un box, o al limite accamparmi vicino le abitazioni. Lei ha telefonato alla suocera 90enne e in meno di tre minuti ero gia`alloggiato in una soffitta arredata e riscaldata.
La donna alla quale avevo chiesto di dormire mi ha raccontato di essersi trasferita qui con il marito da Stoccolma, dopo vent`anni di odioso lavoro da autista di camion. I due avevano aperto un ristorante in quella che una volta era stata la scuola del piccolo villaggio. Il marito da un anno non c`era piu`, e lei nascondendo la tristezza continuava a ripetere "questa casa e`troppo grande per me, adesso". Non dev´essere facile aggirarsi per tutto l´anno da soli o quasi in una casa di 350 metri quadrati tutta da riscaldare, pensavo La donna passava l`inverno costruendo con le sue mani piccoli souvenir artigianali, e lavori a maglia di lana pesante.
La sera sono andato a trovarla, e mi ha mostrato le foto e le cartoline di tanti viaggiatori che erano passati dalla sua casa. "Mi ricordo di ognuno di loro", diceva. Chiaccheriamo fino alle dieci della sera, poi usciamo fuori. La donna mi dice: "Lo senti il canto di quest`uccello ? si piazza sulla cima degli alberi e chiama la femmina - quando senti questo canto vuol dire che in Svezia e`arrivata la primavera". Io ascoltavo incantato. "Quanto e`bella natura", diceva lei. "Per questo mi sono trasferita qui". Non c`erano nuvole e splendeva la luna, con un pianeta luminoso proprio sopra. Sarebbe stata una notte fredda.

Il mattino dopo c`era nebbia fitta; ho abbandonato questo avamposto che mi aveva accolto ancora una volta con immenso calore e ho percorso gli 82 km di natura e laghi semi ghiacciati che mi separavano dalla citta`di Sveg. Dopo due ore la nebbia si e`diradata ed e`uscito un sole splendido - quell`uccello aveva ragione.

Ricordero` con piacere la fermata a Kvarnberg, il piccolo atollo perso nel nulla fondato dai boscaioli finlandesi in cui gioia e malinconia convivevano insieme. Ricordero`quella donna, la sua amicizia, il suo amore per la Natura, che qui in questa parte della Svezia diventa veramente spettacolare.

Grazie M., so che le prossime primavere sarai ancora li`. Non venderai la tua casa, anche se e`troppo grande per te.

domenica 22 aprile 2012

Rest-day in Borlange e riflessioni

   Trovo un po`di tempo finalmente. Sono in un ostello della gioventu`a due chilometri dalla citta`di Borlange (si,dovrebbe essere il nome di un tappeto IKEA). Questo stello si trova in una palazzina che fa parte di una serie di innumerevoli edifici stile casa-popolare, ognuno contrassegnato da un numero. E´un quartiere dove il 90% delle persone sono o di colore, o cinesi, o musulmani; mi hanno detto che cinque anni fa era una zona malfamata, poi e`stata ripulita dagli elementi pericolosi e criminali.

   Avevo bisogno di riposo dopo la nevicata di ieri; ogni tanto bisogna fermarsi, perche` stare sempre sulla strada e`dura. Ho messo tutto ad asciugare, tenda compresa. Ho riordinato le idee, fatto una colazione che per descriverla ci vorrebbero tre volumi stile Divina Commedia e sono andato in giro a bici scarica: e`una sensazione magnifica non avere il fardello dei 40 chili di bagaglio appresso. Cielo ancora grigio in questa domenica svedese. Borlange e`una piccola citta`moderna cresciuta sull´industria mineraria del rame, poi entrata in crisi. Casermoni stile Europa dell´est e un centro con tanti negozi e vetrine. Nessuno in giro, solo qualche anziano a piedi o in bicicletta. E´anche un po´strana la Svezia: ti chiedi alle volte dove siano le persone, nei weekend.

   Domani acquistero`una copia del Borlange Tidning, dove dovrebbe trovarsi l`articolo che i giornalisti hanno redatto sul mio viaggio. Erano in due: un fotografo con una Nikon professionale e una ragazza sulla trentina di una bellezza indescrivibile - sembrava un angelo pronto per l`annunciazione. Lei mi faceva le domande in inglese, io annegavo nei suoi occhi azzurri e rispondevo balbettando come un idiota.

   Poi riparto; destinazione Mora, a oltre ottanta chilometri da qui. Mora e`importante: da li`inizia la strada numero 45, l`interminabile nastro di asfalto che porta nel Nord, dove i villaggi sono distanti l`uno dall`altro anche centinaia di chilometri. Occorre calcolare bene approvvigionamenti e posti dove accamparsi. Anche chi viaggia con mezzi motorizzati deve fare i suoi bravi calcoli con il carburante.

   Infine un chiarimento sulla comunicazione, sul fatto che ho portato un album fotografico con me, cosa che alle volte sembra sollevare sarcastiche considerazioni: io comunico innanzitutto con il sorriso e con la buona educazione, oltre che con l`inglese. Sebbene in Svezia vige l`Allemänsritten, ossia il diritto di accamparsi anche nei terreni privati, chiedo sempre il permesso ai proprietari. Il fatto di vedermi in bici e non con una moto inquinante e rumorosa avvicina le persone, e questo per la comunicazione costituisce gia`un buon inizio. Ma non sempre tutti conoscono l`inglese, soprattutto gli anziani. Altri non sono mai stati nel sud dell`Europa. E´vero che nell`era di Internet e della televisione tutti hanno (virtualmente) visto tutto, ma io voglio ugualmente mostrare delle sane vecchie foto che non hanno bisogno di commenti. Non a caso la fotografia e`stata ed e`una delle forme di comunicazione piu`importanti dopo la lettera scritta. Spesso un`immagine di chi sei e cosa fai nel tempo libero della tua vita vale piu`di mille parole argomentate in inglese e affatto astratte.

   Adesso faccio un esempio di comunicazione. Tre giorni fa mi hanno ospitato in una piccola cabina di legno ad uso sauna. Dopo mezz`ora e`arrivato un vicino di casa. Inglese poco. Allora gli ho mostrato l`album di foto, dove ha visto che ho una moglie; non so perche`si e`commosso, mi e`sembrato di capire dal suo cattivo inglese che lui aveva perso da poco la sua compagna - poi ha voluto offrirmi 1000 corone svedesi. Io le ho gentilmente rifiutate, dicendo che avevo bisogno solo di dormire al coperto, non di denaro. Mi ha detto che se avesse avuto vent`anni di meno avrebbe fatto un viaggio come il mio. Il mattino dopo e` rimasto fuori dalla porta in ciabatte a beccarsi freddo e umido salutandomi fino a quando non sono scomparso del tutto alla sua vista.

   Le nuvole si sono diradate un attimo come succede sempre qui dove il tempo e`molto ma molto variabile - il sole ha illuminato la strada. Ho provato una felicita`immensa, e`durata un momento, non sono in grado di spiegarla. Poi ho cominciato a pedalare tra le colline della "gelida" Svezia.

Questa e`per me comunicazione, e questo e`per me viaggiare.


sabato 21 aprile 2012

Dolce Svezia

   Sono in Svezia da dieci giorni. Un Paese che mi ha aperto subito le porte, al di la´ dei pregiudizi, del fatto di pensare che si abbia a che fare con persone fredde e inospitali, nazionaliste e poco inclini al sorriso. Viaggiare e`anche questo. Viaggiare in bicicletta e`soprattutto questo: entrare in contatto realmente con la gente, oltre che con la strada metro per metro. In Svezia ho chiesto di piantare la tenda e sono stato invitato a dormire in casa. C´e`stato chi mi ha offerto la cena, chi una doccia calda, chi la colazione, chi tutto questo insieme. Spesso ho dormito nelle piccole case di legno che gli svedesi possiedono poco distante dall`abitazione principale, salvandomi dal freddo e dall`umido che in questa stagione sono ancora notevoli, e i proprietari sono arrivati a scusarsi per il fatto che il locale non era abbastanza pulito, o perfettamente riscaldato. Una sera avevo superato la citta`di Motala, dove l`ostello era chiuso; avevo concluso una tappa lunga ed ero stanco. Chiedo presso una casa se posso piantare la tenda fuori - mi aprono due ultraottantenni che mi fanno dormire nella stanza di una delle loro figlie. Ho visto nei loro occhi la gioia di dare ospitalita`, il senso di serenita` che emanava da queste persone, che al di la` della loro eta`hanno dimostrato di possedere realmente una "mente aperta". Il mattino dopo, quando ci siamo salutati, nevicava - io avevo la faccia bagnata, e non era solo per la neve. Non li dimentichero`mai.
Quello che cerco di dire e`che la Svezia mi ha dato non soltanto pittoreschi paesaggi di conifere e betulle, fattorie e strade poco trafficate, ma anche un calore umano che francamente mi ha sbalordito.

   Ultimamente il tempo e`peggiorato, ha nevicato per due giorni qui nella regione del Dalarna. Ieri sera mi sono rifugiato sotto una tettoia di legno coperta su tre lati - ho montato la tenda sotto di essa salvandomi dalla nevicata e dal vento. Mi sono addormentato ascoltando musica classica al canale P2 della radio svedese, pensando che la strada verso il nord e`ancora lunga.

   Adesso sono a Borlange, in ostello. Stamattina sono stato intervistato da due giornalisti per un giornale locale. Volevano sapere la mia rotta, la mia destinazione.
Verso Nord, ho detto. Al di la`dell`immaginaria linea.

Mi scuso se non rispondo ai commenti, ma non ho tempo. Avevo paradossalmente piu`tempo quando ero al lavoro!
Saluti a tutti dal km 2865.

sabato 7 aprile 2012

In Danimarca

Al km 1844 lascio la Germania e sbarco in Danimarca, a Rødbihavn. Cielo grigio, freddo (due gradi) e vento contario, di quello con la V maiuscola. Mi arrivano in faccia piccoli cristalli ghiacciati. Combatto contro il vento maledicendolo e bestemmiando. Nel pomeriggio i chilometri percorsi sono 78, alla media ridicola di 12,6 km orari -  e sono finalmente a Vordingborg, dove c`e` l`ostello della gioventu`...che trovo chiuso. Vado in centro paese e chiedo: c`e` un albergo, che e`anche l`unico...anch`esso chiuso. Rifletto sul da farsi: comprare pane e latte e accamparsi abusivamente in tenda furi dal paese ? Chiedere al sindaco, alla polizia, a quello che fa le pizze al "ristorante Roma" ? Mentre rifletto si materializza dal nulla (letteralmente dal nulla!) un signore sulla sessantina, mi chiede se vengo dall`Italia in bici e mi invita direttamente a casa sua. Sembra mi abbia letto nel pensiero, non c`e`bisogno di spiegare niente, ha capito tutto.

Passo la sera con lui e la moglie cenando e parlando dei nostri Paesi, dei problemi, di tante cose. Mi fa dormire nella stanza di suo figlio, che lavora nella capitale. Domani partiro`alla volta di Copenaghen salutando questa famiglia che mi ha fatto questo grande regalo - e qualche lacrima si aggiungera`alle altre di questo viaggio verso il Nord, che quando vuole sa mostrare un cuore grande cosi`.