venerdì 23 febbraio 2018

Il misterioso sito di Mokarta e un pomeriggio d'estate di 18 anni fa.






È passata parecchia acqua sotto i ponti eppure ricordo benissimo quell'estate di 18 anni fa trascorsa nella Sicilia occidentale insieme a mia moglie. Eravamo alloggiati presso un agriturismo di Marsala, sulla costa, e con l'auto compivamo diversi giri in quel territorio affascinante fatto di mulini a vento, saline e villaggi dalle pietre giallo ocra.

Un pomeriggio ci recammo in un'area interna del comune di Salemi. Si tratta di una zona molto vasta deputata alla produzione di vino e attraversata da una miriade di strade rettilinee e desolate, animate solo ed esclusivamente nei giorni della vendemmia. Volevo raggiungere una località segnata sulla carta topografica come 'Mokarta', sicuro che ci fosse qualcosa di interessante dal punto di vista archeologico-storico.

Non raggiungemmo mai la località che cercavo. A quell'epoca non c'erano i navigatori satellitari nè gli smartphones con cui si ha - o si crede di avere - il mondo in mano. Ci perdemmo per oltre un'ora su strade non riportate sulla carta e prive di indicazioni. Tali strade si incrociavano sporadicamente, quindi proseguivano per chilometri scavalcando colline infinite in cui non si reperiva traccia di esseri viventi, tranne pericolosi branchi di cani randagi.
Credo che se fossimo stati a piedi invece che in auto avremmo potuto passare qualche guaio, dato che anche la ricezione telefonica era pressochè inaffidabile.




Oggi pomeriggio, 18 anni dopo, ho reperito su Internet un bellissimo documento riguardante la misteriosa Mokarta,  scoprendo che vi si trovava un antico villaggio di capanne dell'età del bronzo.
Questo documentario Youtube realizzato da un autore a cui rivolgo i miei complimenti, mi ha affascinato oltre ogni misura; mi ha "dato" qualcosa, non foss'altro le notizie su un pezzo di storia della Sicilia che mi aveva sempre incuriosito.

Alla fine del documento viene citata la storia di una ragazza morta con un'anfora in mano mentre probabilmente cercava di sfuggire all'incendio della sua capanna e del villaggio ad opera di invasori.
E' una piccola vicenda umana nella macrostoria della Sicilia antica, e parlando francamente, mi ha commosso.
Lascio la parola a questo bellissimo video che in ogni singolo secondo emana amore per la Bellezza e la cultura.


POSSA LA NOSTRA STORIA, QUELLA DEI NOSTRI AVI, SOPRAVVIVERE E NON ESSERE CALPESTATA E DIMENTICATA.









lunedì 5 febbraio 2018

In bici da corsa tra Bereguardo, Pavia e il Ticino.



Il ponte coperto di Pavia immerso nella nebbia.


Ho ripreso l'allenamento ciclistico. La provincia di Como, dove risiedo per 5-6 mesi l'anno, è la meno virtuosa in termini di piste ciclabili anzi direi che gli amministratori non sanno neanche cosa esse siano. Gli unici percorsi protetti più o meno a tiro da casa mia sono la ciclabile in terra battuta del Lura e la ciclabile, anch'essa in terra battuta, della valle Olona.
Doveva essere realizzata una cosiddetta Greenway più o meno parallela alla recente autostrada pedemontana - proprio come "opera compensativa" per quest'ultima - ma di fatto non è stato portato a termine neanche un chilometro; sarebbe stato infatti meraviglioso avere una pista trasversale con cui spostarsi dalla Brianza verso est raggiungendo Brescia, Bergamo e proiettarsi magari verso Mantova.
Niente di tutto questo. Aspetteremo il prossimo Expo...

La gente in auto è ormai completamente fuori di testa. Una massa montante di idioti che guidano con lo smartphone in una mano e la sigaretta nell'altra, che oltrepassano gli stop come se niente fosse e tirano dritto alle rotonde facendo finta di rallentare.
Ci sarebbe da fare a pugni ogni venti minuti circa.

Se si vuole usare quella invenzione da sogno che si chiama bici da corsa nei giorni infrasettimanali sulle strade "normali" si rischia la vita - è inutile raccontarsi balle. Non è vero che "se il ciclista va sulla propria strada non gli succede nulla", perchè semplicemente il ciclista NON ha una sua propria strada dato che è stato da tempo buttato fuori con prepotenza dal popolo dei motorizzati.
Troppa gente. Troppa gente sempre più imbecille.

Quindi? Quindi la formula che uso è la seguente:
- infrasettimana uno o due allenamenti con la bici da viaggio sulle piste in terra battuta:
  1) la ciclabile della valle Olona
  2) la ciclabile dei laghi di Varese e Comabbio
  3) la ciclabile del fiume Lura

- la domenica invece "lunga" percorrrenza in bici da corsa.
Come e dove?
Un'opzione molto valida è costituita dalla regione pianeggiante della Lomellina, tra Pavia e Vigevano. Lunghi rettilinei che costeggiano canali di risaia, vecchie cascine e traffico molto più ridotto, praticamente trascurabile la domenica.

Esiste una ciclabile favolosa che collega Abbiategrasso a Bereguardo; essa costeggia il lungo naviglio di Bereguardo ed è stata di recente asfaltata a regola d'arte, tanto che non pare neanche di essere in Italia ma in Francia. Chilometri di pace e silenzio lontani dalle auto in un paesaggio d'acqua che sa di altri tempi - e odore di campi concimati.
Nelle mattine d'inverno si sollevano nebbie che rivelano antiche abbazie come quella di Morimondo:


L'abbazia di Morimondo sui campi gelati di brina
alla prima luce del mattino



Giunti a Bereguardo si prosegue oltre verso Vigna del Pero e Torre d'Isola, arrivando a Pavia senza nessuna difficoltà. Da Pavia si passa dall'altra parte del Ticino attraversando il suggestivo ponte coperto, quindi si percorre la strada d'argine del Ticino. Parallela ad essa si snoda la Via Francigena, storica direttrice di pellegrinaggio.
Si oltrepassa il piccolo borgo di Zerbolò e si raggiunge il famoso ponte di barche di Bereguardo, richiudendo l'anello e percorrendo a ritroso la bellissima ciclabile del naviglio fatta all'andata.
Complessivamente ieri ho totalizzato 74 chilometri ma si può allungare a piacimento il giro deviando per Garlasco, Tromello o altri villaggi di risaia. Dovunque si vada il dislivello è praticamente zero.



Paesaggi d'acqua lungo la ciclabile del naviglio
di Bereguardo (PV)



Per effettuare questo giro devo pagare: 6,40 euro di tangenziale a/r + 90 chilometri a/r da fare in auto per recarmi sul posto. Ma ne vale enormemente la pena. Ripeterò ancora questo percorso e mi riprometto di scattare e pubblicare foto migliori di queste.
Sotto riporto una sommaria mappa e la descrizione. Chi volesse delucidazioni o nei mesi di Febbraio e Marzo si volesse aggregare non ha che da farsi avanti. Vado in bici da corsa ma non amo "correre", la mia media è di circa 22 km orari.



     

       descrizione: parcheggio a Fallavecchia e in bici sino a Morimondo; da Morimondo (davanti cimitero) imbocco della ciclabile del naviglio sino a Bereguardo; si devia a sinistra per Vigna del Pero e Torre d'Isola; si prosegue sino a Pavia; si passa sul ponte coperto; si gira subito a destra alla rotonda imboccando via Canarazzo che è la strada d'argine del Ticino; la si percorre sino a Zerbolò; si esce da Zerbolò e subito dopo il cimitero si va a destra; giunti in località Cascina Guarda ancora a destra verso il ponte di barche e quindi Bereguardo; si rientra a Fallavecchia ripercorrendo ancora la ciclabile del naviglio.

Note: nel periodo invernale occorre equipaggiarsi BENE contro il freddo glaciale, più severo soprattutto di prima mattina: calzamaglia ciclistica di alto livello, copriscarpa e guanti imbottiti, fascia per le orecchie, goletta (protezione per il collo e la nuca) e calotta sottocasco.
Luce  di posizione rossa lampeggiante posteriore in caso di fitta nebbia.
Attenzione alle strade acciottolate del centro storico di Pavia, belle ma scivolose.