domenica 26 agosto 2018

Asmara; 99997.







Il nome dell'articolo è N725-M Escape della ditta Montana, che non è quella della carne in scatola ma produce bici in provincia di Cuneo.
Da una vita vado in bici - soprattutto viaggio in bici, e non avevo mai acquistato una mountain bike. Lo scopo è quello di aumentare la gittata delle escursioni sulle montagne siciliane - Nebrodi, Peloritane, Madonie eccetera. Dove come ho già scritto esistono essenzialmente larghe piste sterrate che ho da anni già esplorato a piedi, ma che adesso voglio percorrere su due ruote.
Inoltre con questa bici posso colmare la lacuna di allenamento preparativa al tradizionale viaggio di aprile-maggio dell'anno successivo.

Si tratta di un modello economico, il più economico di tutti. Più in basso c'è solo la bici acquistata all'ipermercato, ma a quel punto si scade davvero troppo nella qualità.
Volevo in un primo momento comprarla presso un rivenditore di Capo d'Orlando (ME), ma dato che sembrava avessero fretta di smenarmi via dal negozio e l'accoglienza non è stata di quelle che di norma andrebbero riservate ai clienti ( che rammenterei, portano soldi ), ho girato i tacchi e l'ho comprata altrove - a Randazzo in provincia di Catania, città a me cara. Dall'altra parte delle montagne, quindi.


Già sto scrivendo troppo, quindi passiamo a qualche dettaglio così facciamo prima. 
La prima cosa che ho richiesto è stata di sostituire la forcella ammortizzata con una forcella rigida tradizionale. Non so che farmene di quel meccanismo orrendo a vedersi, entra ed esci, pesante e complicato di per sè. La Montana offre l'opzione forcella rigida, bisogna leggere con attenzione la pagina dell'articolo. Il codice diventa: "MR" e non semplicemente "M".



 La sana vecchia forcella rigida, che permette di
montare senza troppi problemi anche un portabagagli anteriore.



I freni sono a tiraggio laterale, tradizionali. Stavo per farmi sedurre dal freno a disco, poi mi sono detto che "chi si contenta gode". Tra l'altro questi freni sono ancora in grado di ripararli, quelli a disco non saprei manco dove iniziare, ammesso che si possa farlo.

La sella di serie è come sempre una faccenda tipo roulette russa. Fortunatamente mi sto trovando bene anche se finora non ho fatto uscite superiori alle tre ore. Le misure di altezza sella eccetera le ho scritte altrove, quindi ho impiegato tre uscite per trovare l'assetto millimetrico giusto e adesso mi trovo davvero bene.



Sella Orion di serie, priva di cavità centrale di decompressione
ma comoda.



Sul manubrio ho fatto montare due appendici laterali che consentono di cambiare posizione. Non rinunciate a questa opzione - è un "di più" di cui non ci si pente:




in alto: il manubrio con l'appendice laterale.
Il cambio indicizzato si comanda ruotando l'elemento conico
che ho indicato con la freccetta blu.



Il cambio posteriore è lo Shimano Tourney. Agisce su una ruota libera a sei rapporti, e il funzionamento è più che soddisfacente.


 Il cambio posteriore della bici. Quello anteriore è
ovviamente montato su una guarnitura tripla.




Il telaio è in acciaio. Le ruote montano copertoni artigliati senza zona centrale "liscia" per l'asfalto. Si tratta di copertoni molto economici, ma per adesso va bene così. La tenuta di strada è ottima e in futuro si può sempre montare qualcosa di meglio.






Ho fatto installare un portabagagli posteriore in alluminio, scegliendo il diametro dei tubi da 11 mm in modo da utilizzare le borse già in un uso per la bici da viaggio ( Littoria, nda ).




sopra: la nuova arrivata con le borse montate

sotto: il portabagagli posteriore






Il prezzo complessivo è stato di 210 euro. Ho fatto anche sostituire i pedali con altri su cui sono applicati dei fermapiedi di plastica, dato che ci ho fatto l'abitudine da una vita e se non ci sono ne sento la mancanza.

Questa bici sta qui in campagna nell'edificio della ex stalla faticosamente ristrutturato lo scorso autunno 2017. La prima cosa che faccio la mattina quando apro la porta è guardarmela, in mezzo ai sacchi di nocciole e gli attrezzi agricoli:






La bici ha poco meno di un mese di vita. L'ho comprata il 31 luglio - una giornata calda, afosa. In un primo momento volevo chiamarla Wanderlust = voglia di girovagare, poi ho deciso di chiamarla Asmara.

Forse perchè è arrivata nel caldo mese di luglio. Forse perchè mi piace la musicalità del nome. Ecco, si chiamerà Asmara. Mi piace -

Fino ad ora sono uscito una decina di volte, coprendo forse trecento chilometri. Percorro una statale che il pomeriggio è riparata dal sole e si svolge a 600 metri d'altezza quasi in pianura sino al paese di Ucrìa (ME). Da qui in poi c'è solo l'imbarazzo della scelta quanto a piste sterrate anche con salite feroci che portano a quote più alte, tra noccioleti e boschi di conifere che ricordano la Svezia.
La mutevolezza del paesaggio siciliano non finisce mai di sorprendere.

In queste uscite ho già incontrato e salutato anziani sdentati, sorriso a camminatori, fatto amicizia con altri appassionati locali, consumato granite al limone in bar che sembrano usciti dagli anni Settanta, raccolto e mangiato more a bordo strada, tuffato la faccia nel getto d'acqua di fontane con la scritta "Regione Sicilia, 1950. Ente Riforma Agraria", sostato in una certa curva dove il bosco di noccioli e castagni è fittissimo e si incanala una corrente fresca e umida che ha con sè tutto il sapore della terra, e tanto altro.



L'hai voluta la bicicletta ? Pedala !
Io e Asmara in una delle ultime uscite, su un 
crinale dei Nebrodi a oltre 1000 metri d'altezza.
Nelle belle giornate (non quella della foto), da qui
si vedono tutte le isole Eolie.


Ho grandi progetti per questa bici, e il portabagagli non è casuale. Ne parlerò in seguito.
La gioia non viene solo dal godere il presente ma anche dall'anticipazione. La sera leggo avidamente carte topografiche disegnando infiniti percorsi, immaginando soste nella nebbia delle montagne presso certe aree forestali, sognando la strada come ho sempre fatto.




NOVANTANOVEMILANOVECENTONOVANTASETTE

Nel momento in cui ho aperto la pagina di editing di questo post, il contatore delle visite del blog ha quasi toccato la cifra di 100mila. Non vuol dire nulla e non voglio autocelebrare alcunchè. E' solo un'occasione numerica per ringraziare prima di tutto il Blogger di Google che in questi sei anni mi ha permesso di scrivere e raccontare la mia vita-altra.
E siccome il blogger è fatto anche di persone che ci stanno dietro, in particolare vorrei ringraziare Fabrizio Castelli, che è sempre intervenuto con una gentilezza e una competenza davvero esemplari, tutte quelle ( per fortuna pochissime ) volte che c'è stato qualche piccolo problema da risolvere a livello informatico.

Ringrazio anche chi mi ha seguito e spero che qualche post, qualche suggerimento siano stati di ispirazione a qualcuno, anche una sola persona. Sarebbe la soddisfazione più grande.
Esattamente come altri bloggers viaggiatori sono stati a loro volta fonte di ispirazione e di informazione per me.

grazie.

Lupolibero

lunedì 20 agosto 2018

Appena in tempo.




Ortaggi di mia esclusiva produzione



L'estate pare aver raggiunto l'apice. Le piante di pomodoro si piegano sotto il peso dei frutti maturi, quelle di melenzane sarebbero già rotte se non gli avessi messo i tutori. Fichi a camionate - che freddi a fine pranzo sono meglio dei pasticcini.

Ho steso ad asciugare le prime nocciole raccolte. Sempre sullo stesso telo verde nella stessa posizione - chè io amo le tradizioni, le ripetizioni di gesti.






Da un paio di giorni l'estate si è "rotta". Piove un giorno sì e l'altro pure; la temperatura si è abbassata e un soffio d'autunno si è fatto avanti nella campagna, portando odore di terra bagnata. La sera appaiono effimeri arcobaleni mentre l'ennesimo temporale si allontana verso altre contrade.







sopra e sotto: il noccioleto dopo
un violento acquazzone pomeridiano






Malgrado in terra sia bagnato e pieno di foglie, continuo a raccogliere nocciole con il sottofondo  di tuoni in lontananza. Metto le mani in mezzo alle ceppaie, recupero nocciole occultate, sposto rametti, strappo piante spontanee ricresciute.
Qualcuno da altre campagne approfittando della terra umida ha deciso di bruciare sterpaglie. Mi arriva l'odore vago del fumo di legna che si mescola a quello della terra.

La mia vita "di prima" era scandita dalle ricorrenze classiche: le feste di fine anno, le ferie comandate. Questa vita-altra di ricorrenze ne ha mille tutte diverse, ordite dalla terra e dalle sue necessità. Così la raccolta delle nocciole diventa "un capodanno", e lo stesso per la raccolta delle noci, per la raccolta delle olive, per ogni piccolo o grande rituale richiesto dalla vita di campagna, insomma.

Poi arriva un altro acquazzone e mi costringe a rientrare in casa. Meno male che avevo già messo al riparo le nocciole. Dieci minuti di pioggia sarebbero sufficienti a vanificare un'intera mattina di essiccamento. La campagna NON è fatta per quelli che: "poi ci penso", "lo faccio dopo".


Guardo dalla finestra e mi accorgo che è apparso un arcobaleno tutto nuovo. Più in basso di quota - giù nella vallata. Non era mai capitato.
Mi precipito fuori per fotografarlo, correndo tra gli alberi inzuppati d'acqua.
Fatto. Appena in tempo.


 




domenica 12 agosto 2018

Stare qui.







Qui mi alzo prima dell'alba, quando il paese dall'altra parte della vallata è ancora immerso nella penombra. E apro le imposte della vecchia finestra di legno - e faccio colazione e apro la porta mentre la luce è ancora incerta.


E' tutto pronto, tutto perfetto. Tutto a posto prima della raccolta delle nocciole. Tutto pulito a tappeto, anche e soprattutto la parte "montana", quella più in pendenza. Dove anni fa a colpi di zappa avevo anche aperto un sentiero  che si snoda tra i noccioli e sette ulivi antichi di piccole dimensioni.










Ed è qui che mi reco ogni mattina alla prima luce. Qui dove presso un ulivo c'è un sedile. E leggo per la trecentesima volta un racconto del Diario Siciliano di Ercole Patti.
Il sole continua a salire e inonda gli alberi di luce. Ogni tanto un piccolo tonfo segnala la caduta di una nocciola; in terra ne è pieno.












Poi scendo giù verso l'orto, passando per l'area dove ho accumulato metri e metri cubi di materiale vegetale di risulta - tutto il lavoro faticoso di giugno e luglio. Che bello vederlo lì fermo e accatastato.






E passo a trovare i miei adorati cetrioli che crescono a ridosso del muretto di pietra e si allungano in tutte le direzioni. 









I pomodori esplodono uno dopo l'altro. Passano dal verde al giallo all'arancione al rosso nel giro di pochi giorni. Alcune melenzane che poche settimane fa erano ridicole e minuscole ora sono pronte. Apro l'acqua per tutti.





Grappolo di pomodori Murano



Melenzane ormai mature



Vado a dare un po' d'acqua anche a una pianta di pomodoro cresciuta per sbaglio tra la cenere. Ha persino prodotto un singolo frutto che sta crescendo:









Torno a casa a lavare a mano alcune cose. Le stendo fuori davanti la ex stalla, ora investita dal sole. Il mare oggi non si vede - l'aria è carica d'umido e farà molto caldo.
Vado nella parte più in basso del terreno e raccolgo i fichi per oggi.






A questo punto sono le 8 e trenta. Sposto il tubo di irrigazione da un'altra parte; aspetto mezzogiorno facendo qua e là qualche lavoretto. 
Mi preparo degli spaghetti con il pesto del mio basilico - li decoro per gioco con piccole fette di pomodoro appena raccolto:






Di andare al mare non ho nessuna voglia. Folla, caldo e stanchezza. Forse nel pomeriggio uscirò in bici fino a un passo a 1000 metri d'altezza dove fa più fresco. Forse andrò a una festa di paese nella frazione qui vicino, così - tanto per vedere gente. Ci saranno bancarelle, luci, un palco con una cantante e i fuochi d'artificio a mezzanotte.

Nel frattempo il sole è ormai altissimo -  appaiono fette di cielo azzurro oltre le foglie dei noci che ombreggiano l'orto.
Quanto sono belli i noci.

Mi piace stare qui.








martedì 7 agosto 2018

Frutti dell'estate piena.



L'eclissi di Luna del 27 luglio.




I lavori di campagna arrivano a ondate. Perciò luglio lo detesto: il massimo del lavoro e il massimo del caldo. A causa delle piogge di giugno l'erba è ricresciuta e per la prima volta in tanti anni ho dovuto ripetere il decespugliamento:


Ripopolamento di felci su terreno che era già stato
decespugliato. Rendono difficoltoso l'accesso
agli agrumi e occultano le nocciole cadute in terra.
Le felci sono infestanti tenaci e vitali: d'altra parte
se sono giunte fino a noi dalla preistoria un motivo ci sarà.



Poche pere quest'anno, una cassetta scarsa. Di discreta qualità, ci abbiamo tirato per due settimane.






La frutta la raccolgo la mattina prima delle otto. Da pochi giorni sono maturati i primi fichi bianchi, che a me piacciono molto. C'è un albero vicino al grande noce che ne ha prodotti parecchi.




sopra e sotto: raccolgo i primi fichi.
Per questo tipo di albero occorre fare molta attenzione
a dove e come collocare la scala, poichè anche i rami
più grandi sono flessibili e traditori.





Raccolgo i fichi la mattina presto e 
li metto in frigo, così me li trovo ben freddi
a fine pranzo.



Sul mio terreno ci sono in totale cinque alberi di fichi. Uno è quello di cui sopra; accanto ce n'è un altro che li produce più piccoli, dolcissimi e maturi a fine ottobre-inizi novembre:


L'albero di fichi tardivi-autunnali.



Poco distante si trovano altri due alberi: uno di fichi neri che quest'anno non ha prodotto praticamente nulla. E uno di fichi bianchi che sta versando in cattive condizioni dopo la scorsa secchissima estate. Ha perso molte foglie che non sono più ricresciute - tuttavia qualche frutto lo dà ancora:









Giusto per confronto, questo è l'albero di fichi neri. Il quale invece versa in buone condizioni di salute:





Sarò ripetitivo, ma faccio notare come il terreno appaia perfettamente pulito dopo che ho dovuto rifare la falciatura ( due giorni di lavoro ).


 Area ripulita a valle della casa.
Vi si trovano: fichi, aranci, limoni, cinque ulivi secolari
e una grande quercia, più alcuni alberi sparsi di mele.




In un ( raro ) pomeriggio di pausa ho raccolto mezzo chilo di more dai rovi lungo la strada che costeggia la proprietà. Ho reperito su internet una ricetta valida e semplice per la relativa marmellata, e devo dire che mi sono pentito di non averne raccolte di più. Davvero buona.





Bisogna:
Far macerare una notte in una ciotola 1 chilo di more con mezzo chilo di zucchero e due cucchiai (grandi) di succo di limone.
Il giorno dopo si fa bollire mezz'ora il tutto. Non si aggiungono pectine addensanti, non ce n'è bisogno. Si sterilizzano i vasi con acqua bollente e vi si versa la marmellata. Fine.

Giusto un accorgimento per chi volesse rimuovere i numerosissimi semi delle more: dieci minuti prima di fine cottura si può usare un passaverdure per trattenerli; si rimette il filtrato in pentola e si completa la cottura.





sopra: cottura della marmellata di more




E le nocciole ? Quest'anno sono: di calibro mediamente maggiore, con meno scarto e precoci. La cascola che normalmente avviene dopo ferragosto risulta in anticipo di quasi due settimane. Mai successo da quando mi occupo di questo posto.

Per adesso le raccolgo dalla strada interna ogni mattina, per evitare di schiacciarle con le ruote della macchina. A breve inizieremo con la raccolta vera e propria - e spero di poter finire in un solo passaggio.




in alto e in basso:
le prime nocciole 2018






Un'altra estate che scorre, adunque. Con le sue "stranezze", i suoi effimeri fiori, il caldo umido che ci fornisce un buon motivo per eterne lamentele che si sciolgono  infine come neve al sole di fronte a una granita al limone.

Tale e quale la gustavo 25 anni fa, nello stesso identico bar.