lunedì 24 dicembre 2012

Un tetto sopra la testa

Alba minacciosa ?

La fine dell'anno è arrivata. La fine del mondo no, con buona pace dei Maya e dei catastrofisti. Siccome all’apocalisse noi non ci credevamo troppo, ci siamo fatti un grande regalo di Natale: un tetto nuovo per l’ex fabbricato rurale dove risiediamo attualmente. Quando vivi in un condominio il tetto è un’entità astratta e lontana, qualcosa a cui non pensi mai – semmai se interverrà qualche problema ci penseranno altri. Quando in generale pensiamo a una casa non focalizziamo quasi mai l’attenzione sulla bontà del tetto – siamo spesso più interessati a sfoggiare pregiati parquet o sanitari firmati. Io in quest’ultimo mese ho capito quanto è importante avere un TETTO, e cosa vuol dire “avere un tetto sopra la testa”. Dopo il 25 novembre sono iniziati i lavori di rifacimento della copertura, e appena dopo qualche giorno hanno fatto felicemente la loro comparsa piogge torrenziali durate oltre un’intera settimana. Quindi: interruzione dei lavori, tegole coperte con teli di plastica e pioggia in casa. Pioggia continua e abbondante, disastrosa e triste. Poche cose sono tristi quanto la pioggia in casa. Umidità alle stelle. E pioggia fuori snervante, mattina pomeriggio sera e notte. Sono arrivato a rimpiangere la bella casa di Turate in cui i problemi domestici erano ridotti a meno di zero. Ho detto “rimpiangere la casa”, non il lavoro e la vita che facevo prima.

Poi a spizzichi e bocconi i lavori sono terminati. Ed è venuto fuori un signor tetto di cui andare fieri. Con grondaie sovradimensionate e sigillature abbondanti. Che duri quarant’anni il nostro tetto – adesso quando piove me la rido. Il regalo di Natale più costoso e forse più utile della mia vita.

Dal precedente ambiente di lavoro mi arrivano notizie di lettere di richiamo al personale che non si è presentato a causa della neve. Ecco, arriva uno spunto di riflessione.
Alle volte i disagi della vita di campagna sono pesanti e insopportabili, in particolare adesso che c’è un inferno di cose da fare, un terreno ridotto dal precedente proprietario in condizioni penose che stiamo faticosamente recuperando. Tutti parlano e la fanno facile, tutti si dicono disposti ad adattarsi, a vivere senza luce ecc…ma per poco, per un giorno o due, giusto per giocare al campeggio. Quando vivi mesi e mesi nei disagi e senza corrente elettrica le cose sono diverse. Coraggio ci vuole. Il 12 dicembre è stato l’anniversario delle mie dimissioni. Anche lì c’è voluto coraggio. Abbandonare un posto di lavoro a tempo indeterminato seppure insopportabile non è stata una scelta fatta a cuor leggero, fischiettando. Ecco, mi piace concludere quest’anno parlando di coraggio. Ma sono stato più coraggioso io o lo sono più di me tutti quelli che vivono nelle grandi città, sopportano il traffico, si recano a fare un lavoro che detestano e subiscono soprusi dai superiori ?

Apro la porta e guardo la montagna. I colori sono quelli dell’autunno vero, adesso. Rossiccio, giallo sporco, giallo ocra, verde spento. Pendono centinaia di arance. Le foglie sono state sforacchiate dalla grandine ma sopravviveranno. Lo so. C’è fango, c’è umido. La motosega non parte, ci sono mille seccature.

Ma non c’è una macchinetta della timbratura che mi incasella dentro alle 8 e trenta.

Non trascorro l’intera giornata alla luce del neon respirando veleni.

E soprattutto non mi arriveranno mai lettere di richiamo da parte di gente forse più potente, ricca e ben vestita di me. Ma è gente più felice ? Ne dubito. Di sicuro gente di un mondo al quale non appartengo più. Felice 2013 anche a loro, comunque. E a mai più rivederci, spero.
Un tetto sopra la testa
 

giovedì 6 dicembre 2012

Milizia Rurale all'opera, mandaranci e lumi

Opere compiute della Milizia Rurale: la ritracciatura del sentiero "montano" che si inerpica verso la parte più alta della proprietà: il dilavamento della terra e vent'anni di abbandono lo avevano ormai quasi cancellato. Tempo fa il signor P., quarant'anni di esperienza nel movimento terra sentenziava: "qui col Bobcat non posso arrivare" - e con la zappa? "Lasciate perdere, lasciate stare".

Io al "lasciate perdere, lasciate stare" non ci sto. E ormai so che la Grande Esperienza di certuni va di pari passo con Grande Pigrizia e Scetticismo, due male sorelle. Passo all'azione e al diavolo il Bobcat.
La terra è molle per la pioggia, maneggio la sana zappa e in quattro ore di lavoro ricostruisco oltre cento metri di sentiero in disuso in barba al signor P. e ai disfattisti, tutti pronti a parlare molto e fare poco. Che orgoglio e che soddisfazione vedere adesso quel sentiero, camminarci sopra - meglio di un'autostrada: sì, è la MIA autostrada! Voglio farci anche i gradini di pietra stile Valsesia.



Ai primi di dicembre l'orto si espande di dieci volte: il contadino che ci ha assistito gli scorsi anni porta la motozappa e dissoda oltre 80 metri quadrati di terra redenta. Seminiamo un chilo di fave e mezzo chilo di piselli nani. Che foresta ne verrà fuori ?


semi di fava


I mandaranci, freschissimi e biologissimi, diventano marmellata autarchica. Se un barattolo di prodotto commerciale pesa 300 grammi, costa quasi 3 euro e contiene una quantità abominevole e stucchevole di glucosio e dio sa cos'altro, noi rispondiamo con 1 chilo e mezzo di prodotto al costo di cinquanta centesimi, cioè del solo zucchero, in quanto anche la lunga cottura (1 ora e mezza) è stata effettuata sulla piastra di ghisa della nostra adorata stufa a legna.

materia prima Italianissima



cottura sulla stufa a legna



prodotto finito
Al cassonetto fuori del paese trovo delle vecchie finestre d'epoca abbandonate. Mi fanno pensare al passato che viene buttato via come "cosa vecchia"- e anche alle tante campagne abbandonate da chi ha voltato le spalle alla terra, forse trovando miglior fortuna, forse no. Mi fanno pena quelle finestre che giacciono per terra. Avranno fatto chissà per quanti decenni il loro dovere. Forse verranno sostituite da tapparelle di plastica o da infissi di freddo alluminio anodizzato. Io le mie le ho restaurate, erano simili a queste. E credo di aver fatto una cosa buona e giusta.


Passato buttato via e passato che ritorna. Voglio far rivivere il lume a petrolio, ma lo stoppino è introvabile. Somiglia alla cinghia di una tapparella, ma esse sono fabbricate solo in plastica, dovrebbe essere di solo cotone. Sopperisco con una cinghia di quelle per tenere insieme i libri di scuola. E la sera leggo Montale in barba all'ENEL. Che vita.



 
Ultimamente sono iniziati i lavori di ristrutturazione del tetto dell'ex fabbricato rurale che per adesso ci ospita. Pioveva in casa a causa delle innumerevoli tegole rotte. Trent'anni fa esse erano state inchiodate ai listelli con chiodi di ferro e non di zinco da un muratore incompetente. Una settimana di lavori e tante spese, ma era necessario. Proprio sul finale i lavori sono stati interrotti a causa di un'ondata di colossale maltempo che flagella la Sicilia settentrionale da oltre una settimana. Santa Pazienza.