domenica 31 maggio 2015

Le arance bianche: una dimensione antica.





Nel silenzio della sera è la stufa a parlare. Parebbe strano, eppure c'è bisogno. La sera qui è magica; si accendono le luci dei paesi dall'altra parte della valle, ci si ritira in casa, si cena con calma.





Mi sono risintonizzato, sto affrontando la vita in campagna su un altro piano. Sono più sereno perchè so di avere una prima casa altrove, ormai. Faccio quello che devo fare senza correre. Il clima fresco mi è complice.










VE LO DO IO L'EXPO.





   Neanche il tempo di arrivare, che la terra offre già i suoi frutti. Mentre raccolgo penso a certi megaeventi che attirano masse paganti. Tutti ad ammirare l'albero della Vita progettato dal grande architetto milanese - sai, di quelli che chissà perchè indossano sempre la sciarpa anche in agosto; tutti a battere le mani ad Israele che ha progettato l'orto verticale, clap clap clap che bravi siete i più intelligenti dell'umanità voi israeliani. Poi si cammina per gli stand e si crede di aver visto il mondo in poche ore.

   Mi pare una grande, immane ipocrisia sbandierare lo slogan della lotta agli sprechi, del cibo per tutti, e poi svendere l'agricoltura italiana distruggendo le nostre arance con le ruspe e permettendo di acquistare derrate da paesi come la Turchia o il Cile o l'Argentina in nome del terzomondismo imperante, poverini-anche-loro-hanno-diritto-a-crescere.

Sapete che vi dico?

vi dico fate pure quello che volete: finchè campo mi godo quello che mi dà la mia campagna.
A cominciare dalle arance bianche. Maturano a febbraio e pensavo di essermele perse. Invece le ho trovate e raccolte stamattina, la terra mi ha fatto un regalo.

   Le arance bianche sono un cultivar speciale, veramente speciale. Sono rare, e di una dolcezza straordinaria. Eccoli, gli alberi della vita che se ne impipano delle tasse di Renzi sull'agricoltura e dei megaeventi internazionali.
All'Expo queste arance non le troverete mai; questa è frutta che cresce in un'altra dimensione, una dimensione antica.

 Sintonizzarsi non è immediato, ma essenzialmente: non è per tutti.





 in alto: una "rasola" di terreno appena decespugliato
e una cassetta di rare, dolcissime arance bianche appena raccolte.



mercoledì 27 maggio 2015

L'odore di Sicilia.




Il trasferimento in nave in Sicilia. 20 gradi, mare piatto, nave semivuota, autostrade semideserte.







L'arrivo a tarda sera, la campagna immersa nella nebbia, l'odore di pioggia, l'odore dei miei alberi, la chiave che entra nella serratura, la porta di ferro che si apre, l'odore della casa di 150 anni fa, la luce accesa, i bagagli da scaricare, l'oscurità della stanza con noi dentro, il silenzio assoluto.

L'alba dalla finestra di legno, la spesa da fare in paese, il gatto che non riesce a credere che siamo tornati e impazzisce di gioia - la giornata più bella della sua vita, i bottegai che ci riconoscono, la signora sconosciuta con cui parliamo per mezz'ora, le nuvole che avvolgono le montagne, la sorgente d'acqua dove riempio sei bottiglie, l'erba alta, il mare in lontananza, le pulizie di casa, il formaggio pecorino, la  birra fresca nel frigo che sta raffreddando la nostra prima spesa, le prime arance raccolte da quell'albero là - no meglio quell'altro - il figlio dei vicini che è felice, sinceramente felice, di rivederci; la sera che scende su queste contrade, le nuvole rosate, immense, di queste parti.

L'albero di kumquat che avevamo potato, pieno di frutti.
La pietra che usavo per bloccare l'imposta della finestra.
Le sedie i mobili gli armadi la stufa a legna che anche se è spenta è una gioia per lo spirito.

La legna in legnaia, lì dove l'avevo lasciata.

La tovaglia a quadri bianchi e rossi, come quella delle trattorie.

Il tavolino di legno antico restaurato da dove sto scrivendo.

L'odore, l'odore, l'odore, non mi stanco di ripeterlo: l'odore di terra, l'odore di


....    ....   ....   ....   ....


Sicilia.






domenica 24 maggio 2015

Motore di ricerca interno al blog.




NOTA TECNICA

Ho effettuato delle piccole modifiche al layout del blog, e inserito un titolo che rende conto della maggior parte dei contenuti, cioè Viaggi in bici, Escursioni e Fotografie, che poi sarebbero le cose che mi piace fare di più nella vita -

Le impostazioni di base dei commenti sono state modificate: per commentare non occorre essere iscritti a Google nè introdurre strani codici alfanumerici.

Ma soprattutto, ho inserito in alto a destra un utilissimo Motore di Ricerca interno; se ad esempio si digita "etna" vengono visualizzati tutti i post che parlano del vulcano, senza bisogno di complesse ricerche indietro nel tempo.
L'ho appena testato, è magnifico.

Ero tentato di modificare il colore dello sfondo impostandone uno più scuro che fa risaltare le fotografie, ma il problema è che i testi dovrebbero a quel punto essere di colore bianco, e il bianco su nero  durante la lettura lascia una fastidiosa impressione sulla rètina.


Sono sempre grato ai componenti del team di Blogger per il loro lavoro.
Spero di conservare l'entusiasmo per continuare a portare avanti questo diario di vita sul web.

Lupolibero





venerdì 22 maggio 2015

La Strada delle 52 Gallerie al Pasubio. Note per l'escursionista.





Di tutte le mulattiere di guerra, la Strada delle 52 Gallerie che porta al Pasubio è probabilmente la più straordinaria.

   Fu realizzata nel 1917 dalla 33^ Compagnia Minatori e da 6 centurie di lavoratori. Lo scopo di quest'opera eccezionale era quello di consentire lo spostamento di truppe al riparo dal fronte nemico evitando il passaggio dalla camionabile Colle Xomo-Porte del Pasubio, più pericolosa al transito invernale per le numerose valanghe.





Caduta in disuso al termine del conflitto, la strada venne ripristinata in più riprese da parte del CAI a partire dal 1935.
Oggi è uno dei percorsi più suggestivi di tutte le alpi; percorrerla significa immergersi in prima persona nella Storia e vivere un'esperienza unica.




in alto: dall'ottava galleria, intitolata al generale Cantore, si dirama un ramo secondario che porta a 5 appostamenti in caverna.


l'immagine sopra mostra un tratto della strada militare
che punta decisa verso il valico con pendenze
variabili tra il 12 e il 22%


Note escursionistiche.
Alcune guide classificano il percorso come 'Facile', altre come 'Medio'.
Al di là di queste classificazioni, che in una certa misura sono soggettive, noi non abbiamo incontrato difficoltà particolari.

L'escursione richiede un minimo di allenamento, soprattutto se si porta sulle spalle uno zaino con l'occorrente per mangiare e dormire, come nel nostro caso.
Occorre munirsi di una torcia elettrica ben carica ed efficiente; numerose gallerie hanno il soffitto basso, e le persone di statura più alta devono prestare attenzione. Non indugerei troppo all'interno dei trafori, dato che materiale roccioso instabile della volta rocciosa potrebbe caderci addosso - e neanche mi sognerei di percorrere la Strada con una bici da montagna, come abbiamo visto fare a una coppia di ventenni scriteriati (c'è anche il divieto alle bici, tra l'altro).

Nel periodo primaverile, dopo lo scioglimento della neve e a causa dello stillicidio interno, il pavimento di molte gallerie è parecchio scivoloso e occorrono scarpe da escursionismo con suola affidabile e di buona qualità.

Il lato-valle non ha protezioni per l'intera lunghezza e certe finestre laterali per l'illuminazione naturale delle gallerie si aprono direttamente sull'abisso.

NON E' UN'ESCURSIONE ADATTA A BAMBINI E RAGAZZINI.


Si può salire al Pasubio da altre strade, e nel periodo estivo usufruire persino di mezzi motorizzati che portano al rifugio Papa.
Ciò significa perdersi però tutto il fascino della salita dalla Strada storica delle gallerie, nonchè la soddisfazione di aver raggiunto la meta con fatica e pazienza.

Ritengo che il Pasubio non sia comunque un posto per scampagnate e picnic all'aperto. L'affollamento dei mesi estivi è dovuto al fatto che il passa-parola lo ha reso purtroppo meta di masse vocianti e invadenti, una certa fetta della quale abbandona rifiuti lungo il percorso e in alcune caverne, come abbiamo constatato di persona.

Noi siamo affatto lontani da questo "spirito" godereccio e modaiolo. Pertanto abbiamo percorso a piedi la strada senza sconti nè scorciatoie in un giorno infrasettimanale di maggio al chiaro scopo di: AVERE MENO GENTE POSSIBILE TRA I PIEDI. Ed è andata bene.




 Per una pagina sulla storia della Strada:








Sotto: elenco delle gallerie; tra parentesi le misurazioni originarie, che risultano differenti da quelle eseguite a partire dalla ristrutturazione avvenuta nel '35.

1. Cap. Zappa, ml 17 (18,50)
2. Gen. d’Havet, ml 65 (70)
3. Rovereto, ml 14 (12)
4. Battisti, ml 31 (32)
5. Oberdan, ml 10 (8)
6. Trieste, ml 17 (18,50)
7. Gen. Cascino, ml 35 (32)
8. Gen. Cantore, ml 23 (21)
9. Gen. Zoppi, ml 78 (80)
10. Sauro, ml 12 (12)
11. Randaccio, ml 28 (32)
12. Cap. Motti, ml 95 (104)
13. Filzi, ml 27 (22)
14. Cap. Melchiori, ml 61 (58)
15. Tortona, ml 45 (47,50)
16. Reggio Calabria, ml 74 (73)
17. Bergamo, ml 52 (42)
18. Parma, ml 46 (47,50)
19. Re, ml 318 (341,50)
20. Cadorna, ml 86 (99)
21. Porro, ml 20 (18)
22. Breganze, ml 8 (10)
23. Gen. Capello, ml 18 (21)
24. Bologna, ml 16 (16,50)
25. Aquila, ml 11 (15)
26. Napoli, ml 24 (26)
27. Picone, ml 98 (105)
28. Genova, ml 14 (20)
29. Spezia, ml 29 (32,50)
30. Miss, ml 10 (10)
31. Gen. Papa, ml 72 (78)
32. Palazzolo, ml 48 (48)
33. 33° Minatori, ml 57 (56)
34. Gen. Giustetti, ml 132 (125)
35. Trani, ml 10 (11)
36. Garibaldi, ml 12 (15)
37. Balilla, ml 26 (27)
38. Torino, ml 29 (31)
39. Mantova, ml 53 (53)
40. Trento, ml 10 (11,50)
41. 26° Minatori, ml 24 (30)
42. Macerata, ml 19 (14)
43. Polesine, ml 55
44. Zappatori Liguria, ml 22 (24)
45. Plotone 25° Minatori, ml 83
46. Piceno, ml 65
47. Pallanza, ml 22
48. Cesena, ml 14
49. Soldato Italiano, ml 19
50. Cav. di Vittorio Veneto, ml 27
51. Plotone Minatori Sardo, ml 66
52. Sardegna, ml 86





giovedì 21 maggio 2015

Addio, ragazzi. Sul teatro di guerra del Pasubio, 1915-18.



Siamo andati lassù oltre 2000 metri
sul brullo altopiano di pietre:
siamo andati a trovare i ragazzi.

Noi non dimentichiamo.
Noi non diciamo "il nostro Paese";
noi diciamo: "la nostra PATRIA".




   Ore di viaggio ci hanno portato al cospetto delle montagne del Pasubio, lungo strade sempre più strette che si insinuano a fatica in un territorio dall'orografia aspra e tormentata, guadagnando il colle Xomo a oltre mille metri di quota.

  Alle 11 del mattino, zaini in spalla, siamo all'imbocco della storica, straordinaria, Strada delle 52 Gallerie.
La Strada è stata costruita nel periodo febbraio-dicembre 1917 per consentire il passaggio di uomini e mezzi sul fronte di guerra al riparo dal fuoco nemico. 
Oltre sei chilometri e quasi 800 metri di dislivello portano l'escursionista sino al valico di Porte del Pasubio attraverso un paesaggio dolomitico semplicemente spettacolare.

In alto: la prima delle 52 gallerie, recante lo stemma
della 33^ Compagnia Minatori e l'anno di realizzazione;
è dedicata al Capitano Zappa. Metri lineari 17.


All'interno della 19^ galleria, la più lunga di tutte: metri 318.
Dedicata al Re, si sviluppa con forte pendenza e
andamento a spirale all'interno di un torrione roccioso.






veduta della Val Leogre dalla strada delle 52 gallerie


 un tratto di sentiero su cengia esposta; quota 1800 m. circa


In alto: l'immagine illustra bene la collocazione
tattica della Strada militare, che procede
al di quà della cresta rocciosa di crinale.


frequentemente, nella parete rocciosa si trovano aperture
per ricoveri scavate a colpi di esplosivo, destinate
ad armi e vettovaglie



Dopo ore di faticosa salita guadagnamo il tratto finale della carrareccia.
Si aprono alla vista vedute aeree e suggestive. Le nuvole si avvicendano tra queste montagne severe e inospitali, molto soggette a frane. Il valico di Porte del Pasubio, a 1928 m. di quota, è ormai vicino. 





Giardini rocciosi al termine della Strada militare.
Nell'immagine è visibile l'ultimo traforo, dedicato
alla Brigata Sardegna, di metri lineari 86.
Sulla sinistra, l'edificio del rifugio 'generale Achille Papa'.


l'incontro con un camoscio




Dalla breccia di Porte del Pasubio ha inizio la Zona Sacra. Scattiamo una foto per ricordarci di questo momento e dell'esperienza che stiamo vivendo.






ANNO X   E.F.

SU QUESTE ROCCE OVE LA SOSTA
NON FV MEN DVRA DE LA BATTAGLIA
E LA VITA MEN CRVDELE DE LA MORTE
FANTI EROICI DEL 65° FANTERIA
SOFFRENDO E MORENDO
IMPEDIRONO IL PASSO AL NEMICO

Pasubio dal 5 marzo al 5 luglio 1917



  La giornata sta per terminare; incombe una nebbia sempre più fitta. Troviamo riparo all'interno del bivacco Marzotto-Sacchi, posto sulla sommità di un crinale, brindando con una lattina di birra messa a raffreddare in una conca innevata.
   Scriviamo il nostro pensiero sul diario del rifugio, sempre pensando a loro, i ragazzi, gli eroi che hanno combattuto su questa montagna e non ci sono più.
Avrebbero dato chissà cosa per avere un ventesimo delle nostre comodità.


il bivacco Marzotto-Sacchi alle Porte del Pasubio.
















Secondo giorno
da Porte del Pasubio al Dente Italiano





   Ore 6 del mattino. Il bivacco è immerso nelle nuvole, la visibilità ridotta a poche decine di metri. Facciamo colazione e aspettiamo, ma il sole non riesce a uscire. Alle 8 iniziamo comunque la marcia in direzione del teatro di combattimento; il sentiero Tricolore ci porterà dapprima ai ruderi della postazione militare avanzata del Cògolo Alto, quindi alla cima Palon, a 2232 metri di quota.

 I ruderi del rifugio militare del Cògolo Alto, m.2200.
Sul retro è visibile la galleria che ospitava le armi e un
serbatoio per l'acqua potabile.





   Dalle 10 in poi la visibilità migliora sensibilmente; abbiamo raggiunto a questo punto il vero e proprio teatro di guerra. Le opere militari sono dappertutto: gallerie, cunicoli, veri e propri labirinti scavati dentro la cima delle montagne, e interminabili trincee.

 Fronte avanzato del Pasubio. Trincee militari.



I due Denti.
Ecco, ci siamo. Una scalinata tagliata nella roccia ci porta alla sommità del Dente Italiano, m.2220, che fronteggia di un centinaio di metri il Dente Austriaco. In mezzo, il cratere profondo 40 metri creato dall'esplosione di tonnellate di gelatina.


In alto sulla sinistra: il Dente Austriaco ripreso dalla sommità
del Dente Italiano. In primo piano, gli sfasciumi di roccia
generati dalle colossali esplosioni.


Il desolante avamposto del Dente Italiano martoriato
dalle esplosioni. I massi in primo piano sono grandi 
quanto una stanza. Al di sotto di essi giacciono
ancora resti umani.







   Il sentiero Tricolore ci porta quindi al brullo cimitero di guerra dedicato ai 164 fanti della Brigata Liguria, dove ci aggiriamo attòniti ed emozionati, immersi in un silenzio spettrale.










   La marcia di ritorno è lunga, oltre due ore di discesa lungo la Strada degli Scarubbi, molto meno impervia ma comunque suggestiva, che perdendo quota ci riporta al punto di partenza.

   Prima di far ritorno a casa sostiamo presso l'Ossario di Sacello, che svetta alto sulla cima di un monte boscoso sul versante opposto della valle.
E' un edificio alto cinque piani, visibile a chilometri di distanza. Ieri notte ero uscito dal bivacco e lo vedevo illuminato, come fosse un faro in un oceano di nuvole.

Vi riposano altri caduti - innumerevoli. 
Nei corridoi dell'ossario i nostri passi risuonano sul marmo freddo, e cerchiamo di fare più silenzio possibile, quasi non vorremmo disturbare col rumore del nostro respiro.
Sfioro con la mano la piccola lapide di un soldato.
Esco fuori.

Addio, ragazzi.


 Valli del Pasubio (Vicenza), 19 maggio 2015



'FANTI DELLA PRIMA ARMATA
SPLENDERETE IN ETERNO'

L'Ossario dei caduti del Sacello,
inaugurato nel 1926, ospita 5077 salme.





rammento che l'uso delle immagini per scopi
diversi da quello strettamente personale
è proibito dalla Legge sul Diritto d'Autore.