lunedì 29 settembre 2014

Terra di sabbie nere e vento, seconda parte.


Rising and falling lighter than air
silently calling no one is there?
wind that is blowing so wild and so free
closer to heaven than you and me

The Alan Parsons Project, Gaudi


   L'osservatorio vulcanologico sorge in posizione sopraelevata per evitare di essere sommerso da eventuali colate laviche, come già accaduto per analoghe strutture sul versante sud dell'Etna. Dall'edificio si gode di una vista eccezionale verso la costa ionica sino a capo Taormina, ma è lo scenario a sud quello che mi interessa di più, e che costituisce il motivo per cui sono arrivato qui -

  A breve distanza mi reco infatti sull'orlo settentrionale della Valle del Leone
Un dirupo, un abisso di sabbie nere che precipita senza fine a quarantacinque gradi verso una valle sconfinata dove dalla notte dei tempi si adagiano colate laviche.
Questa vallata costituisce l'estremità nord occidentale della più conosciuta Valle del Bove, l'immenso sprofondamento calderico che interessa tutto il lato est del vulcano.

  E io sono qui nel vento, che dirige una danza infinita di nuvole. Le quali proiettano ombre e luci su questo spazio infinito che è una meraviglia della geologia.

la Valle del Leone ripresa dai Pizzi Deneri, m.2847
Valle del Leone, spettacolari dicchi di affioramento
 
Muovendomi con cautela lungo il crinale mi reco in un punto dal quale la vista spazia sino al mare.
La turbolenza a questa quota è incredibile, e le masse nuvolose assumono forme e dimensioni molto suggestive.

Pizzi Deneri, veduta verso est. Il cratere spento di Monte Frumento delle Concazze, m.2151, ripreso col teleobiettivo
Pizzi Deneri, sentiero di crinale. Bocche del 1928.

  Intorno alle 17 decido di montare la tenda. L'unico posto in piano è il crinale, la cosiddetta Rocca della Valle. Il vento non dà tregua e rende l'operazione difficoltosa e frustrante. Impiego oltre mezz'ora per montare la tenda, quando normalmente ci vogliono non più di cinque-sei minuti. E' come maneggiare la vela di una barca in tempesta. Il vento tenta di strapparmi dalle mani quei due metri quadrati dove devo rifugiarmi, e lo fa con una violenza spropositata - governata da precise leggi e calcoli di fisica che tempo fa conoscevo.

Bloccando la struttura con pesanti pietre riesco alla fine a tirare su il riparo.
Anche questa è fatta -

accampamento in quota presso Rocca della Valle, m.2800


  Il sole, già occultato dalle nuvole, scompare in fretta dietro la testa della Valle del Leone. La luce diventa più fredda, e con essa anche la temperatura. Il paesaggio perde i suoi ( pochi ) colori e offre delle visioni letteralmente in bianco e nero. Scatto due ultime foto; la prima in direzione dei crateri sommitali - la seconda è forse la più bella che abbia mai scattato: le ultime luci sul fondo della valle, dove nuvole basse sfiorano antiche colate laviche, quasi un bacio - un amplesso impossibile tra terra e aria, due elementi essenziali.

Tramonto sulla valle del Leone. In alto, i crateri sommitali occultati dalle nubi.
L'immagine forse più significativa scattata sinora.
Un bianco e nero naturale oltre che drammatico.
La bellezza dell'Etna nei suoi elementi essenziali, terra e aria.
Nikon D7000, focale 170mm @ f/6,3   iso320  1/640sec.  exp.+0,3  mano libera.

  La tendina sbatte paurosamente generando un rumore d'inferno. Cala la sera, poi la notte. Sono un punto nell'immensità dell'Etna. Passo una notte tormentata sperando che la paleria di alluminio non si danneggi. 
Intorno alle quattro del mattino la violenza del vento aumenta ancora, e dopo ancora di più.

Ascolto Handel e Mozart, i loro concerti per organo e pianoforte.
Le note musicali composte 280 anni fa si perdono in questa notte solitaria e speciale -

Fine della seconda parte.

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