venerdì 19 ottobre 2018

A piedi nell'alta valle dell'Alcàntara alla ricerca del monastero di San Giacomo.








Escursione a piedi nel territorio dell'alta valle del fiume Alcàntara. Dodici chilometri tra gole spettacolari e boschi alla ricerca dei ruderi del monastero di San Giacomo.






Al chilometro-zero in località Masseria Liuzzo,
Floresta (ME).



Dato che il freddo vero quest'anno non si fa ancora sentire, io e l'amico Luigi - compagno di innumerevoli escursioni - abbiamo pensato di cercarne un po' a quote alte tra i territori di Floresta e Randazzo, sui nostri amati monti Nebrodi.
La nostra gita è iniziata pochi chilometri a sud di Floresta, su un altopiano dove nasce il fiume Alcàntara, che da qui inizia a farsi strada in un affascinante paesaggio di aspetto appenninico.


 Uno dei numerosi punti in cui la pista scompare 
sotto una vasta pozzanghera d'acqua trattenuta
dal terreno argilloso, un fenomeno comunissimo sui Nebrodi.



Nessuna parte di questo percorso si può definire noiosa. La strada serpeggia in discesa costeggiando il fiume incassato entro una gola rocciosa che si chiama Costa del Salice.





sopra e sotto:
lo spettacolare paesaggio della Costa del Salice,
dove nasce il fiume Alcàntara










in alto e in basso:
il fiume nel suo tratto iniziale








Abbiamo pazientemente superato diversi tratti allagati e oltrepassato un ponte ci siamo diretti in località Mulino di San Giacomo. Nei pressi di questo mulino si trova una costruzione di cui ignoravo l'esistenza pur avendo fatto questo percorso numerose volte: un piccolo monastero immerso in un bosco alla base di una colossale parete rocciosa.
Abbiamo reperito il monastero anche grazie a dei segnali apposti di recente.


Un tratto infangato della pista.




La recente segnaletica che conduce al monastero
di San Giacomo.



Il monastero è ridotto a un rudere pericolante che ancora si lascia leggere. Sulla sinistra ci sono i resti della chiesa, con l'abside distrutta da un enorme masso franato e la volta ad arco. Nessuna traccia di intonaci o affreschi.
A destra è rimasta in piedi metà del muro maestro con un portico e un balconcino; il resto è completamente franato al suolo tranne un muro ad angolo ricoperto d'edera.

Tra le rovine si intravedono vecchie travi di legno del tetto e dei ballatoi sepolte da macerie di ogni genere tra le quali la prudenza suggerisce di non inoltrarsi.




sopra e sotto:
i ruderi del monastero di San Giacomo
nel territorio di Randazzo (CT)



Ciò che resta del luogo sacro, con l'abside
squarciata da un enorme masso franato.
Non è prudente inoltrarsi all'interno
di questo locale il cui soffitto mostra numerosi
segni di cedimento



Muro maestro: rimangono in piedi una porzione
con due luci e l'angolo destro; la copertura
è completamente crollata.


Sul web si reperiscono poche e scarne notizie di questo luogo religioso appartato nel silenzio di questi monti; qualche lume si trova in questo documento, nel quale si legge che il monastero esisteva nel XII° secolo dopo Cristo.


L'imponente rupe del Pizzo dell'Inferno, m.1480
ai piedi della quale si trova il monastero.



Abbiamo sostato per qualche minuto nei pressi del rudere cercando di immaginare la vita che vi si poteva svolgere; a pochi metri di distanza si vedono ancora antichi terrazzamenti ormai colonizzati da altissimi alberi di cipresso.
Il mulino che si trova appena più in basso lungo il fiume era sicuramente connesso alla vita del monastero e serviva a macinare il grano prodotto in loco.
Certo non doveva essere una vita facile, a questa quota.

Ripresa la nostra strada, ci siamo imbattuti in tratti di bosco nei quali si trova una varietà incredibile di funghi molti dei quali abbastanza singolari:


Geastrum triplex, dotato di una vescica
contenente le spore.



Fungo del genere Ramaria,
probabilmente identificabile 



Coprinus comatus, detto "fungo dell'inchiostro"






sopra e sotto: Macrolepiota procera,
noto come "mazza di tamburo",
qui in due diversi stadi di crescita








Il percorso si alza e si allontana parecchio dal fiume guadagnando un po' di quota tra boschi di conifere sino alla bella area forestale gestita di Santa Maria del Bosco dove siamo arrivati poco prima di mezzogiorno e ci siamo fermati.


Un laghetto stagionale nel tratto che conduce
all'area forestale.






sopra e sotto:
boschi di pini larici dalle
curiose forme contorte








Un assaggio d'autunno.




L'arrivo all'area gestita di S.Maria del Bosco,
a poco più di 1000 metri di quota sui Nebrodi.




Giunti all'area forestale ci siamo fermati a mangiare qualcosa su uno dei numerosi tavoli all'aperto. Il posto è molto curato e invita alla sosta.





sopra: panchine e giochi per bambini;
sotto: un campo di calcio in erba naturale








Luigi consulta la carta escursionistica dei Nebrodi.




Io bevo un sorsetto di cordiale post-pranzo.





Alle 13 ci siamo incamminati sulla via del ritorno godendo di vere atmosfere "scozzesi": nuvole basse coprivano la valle e portavano foschìa mentre cadeva una pioggerella di quelle che non riescono a dar fastidio anzi sono piacevoli (naturalmente se si ha come coprirsi, zaino incluso).



La marcia di rientro, per lunghi tratti
accompagnata da una debole pioggia.



Lungo il tragitto siamo ripassati davanti alla deviazione per il monastero e non ho potuto fare a meno di pensare quanto sia diversa la nostra vita rispetto a quella di chi aveva deciso di vivere qui secoli fa.
Forse quei monaci andavano in giro a cercare castagne, forse coltivavano qualche albero da frutto. Chissà come se la passavano quando nevicava - e chissà se le ossa di qualcuno di loro riposano nei dintorni. Tante domande che si perdono nella notte dei tempi -

Giunti infine alle auto e al paese di Floresta ci siamo ricoverati presso un bar a prendere un bel caffè mentre fuori la pioggia si era fatta molto più decisa.

Qualche chiacchera appena fuori del bar sotto il tendone da cui gocciolava acqua -  poi ci siamo salutati con in mente già qualche altro posto da esplorare. Dove ? Non lo so neanch'io di preciso, ma sempre qui sulle nostre montagne.




 I Nebrodi in territorio di Floresta (ME),
teatro di innumerevoli escursioni nella natura.




4 commenti:

  1. Ma che bei posti!!!

    :D :D

    Bellissima e curata anche l'area forestale...

    Buon fine settimana, un saluto!

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    Risposte
    1. In generale questa parte della Sicilia - nord-orientale con gli "alti" monti Nebrodi è ben lontana dall'immagine stereotipata dell'isola fatta di un mare infinito di aride colline assolate coltivate a grano o destinate a pascolo.
      Qui ci sono boschi e paesaggi che semmai rammentano il Trentino o quantomeno l'Italia appenninica.

      Un caro saluto -
      Possa la Bellezza sempre stupirci.

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  2. Una varietà simile alla Ramaria pallida è il "fungi vrocculu" (per la sua somiglianza al broccolo) io non saprei distinguerli ma mio padre si, ogni tanto li fa sott'olio, e sono qualcosa di spettacolare mangiati insieme a noci pecorino e salame. Io al momento riconosco soltanto i funghi porcini e con qualche incertezza iniziale anche i "cappidini" o "tistazza" nella provincia di Palermo (ma in italiano non saprei).

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  3. Io mi limito a consumare i soli porcini. Voglio acquistare un libro sui funghi, ma solo a scopo di conoscenza.
    Con i funghi non si scherza, e le possibilità di equivoco sono innumerevoli. Alcuni si credono esperti dopo decenni in cui gli è andata bene, finché poi... trovano e mangiano l'ovulo malefico scambiandolo per buono. E vanno dritti al camposanto.

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