giovedì 8 luglio 2021

L'ultima estate di un nostro grande amico.

 

 

 


 

Le cicale hanno iniziato a cantare da pochi giorni. Resistono al caldo gli ultimi fiori - in giro si vede più gente. Facce nuove, turisti, famiglie sedute ai bar a gustare granite. Ormai è piena estate. L'ultima per un piccolo caro amico che ci ha lasciato pochi giorni fa.

Miagolo, il maschio dei due gatti che stanno qui in campagna dall'inverno del 2013, non c'è più. Dai primi di giugno era dimagrito in modo preoccupante e non riusciva stranamente a prendere peso pur continuando a mangiare. Verso la fine di giugno Miagolo ha sviluppato una stomatite felina devastante che gli ha impedito progressivamente di alimentarsi. La veterinaria gli ha inoltre diagnosticato una galassia di patologie tutte originate dalla FIV, l'equivalente felino dell'AIDS probabilmente contratto nel corso di lotte a sangue con altri maschi. Oltre alla stomatite, il gatto era fortemente disidratato. Stramaledetti anche quei dieci giorni di porco caldo a 36 gradi di provenienza africana.

Dall'1 al 5 luglio Miagolo era ormai un relitto che cercava acqua nei posti più impensati, sebbene gli collocassimo ciotole per bere sempre accanto. Una grave insufficienza renale si era ormai fatta strada, giusto per completare l'opera. Non beveva più latte che in tempi migliori consumava a litri - rimaneva bloccato davanti a ciotole piene di pollo tritato o patè valutando che il dolore per la deglutizione sarebbe stato troppo forte; girava le spalle e se ne andava. Lo seguivo e lo trovavo nascosto in uno sgabuzzino in disuso dove stava ore fermo a dormire oppure semisveglio. Negli occhi aveva qualcosa che faceva paura: una tristezza immensa, profonda. Pareva che tutta la tristezza del mondo si fosse concentrata in quegli occhi che non riuscivo a guardare per più di qualche secondo prima di versare lacrime -

Abbiamo preso una decisione difficile: riportarlo dalla veterinaria per farlo addormentare risparmiandogli altre (?) una, due settimane di inutile accanimento terapeutico scandito da flebo, aghi e solitudine in una gabbia da studio medico. Senza di noi.

Se ne è andato nel sonno, dopo una dose di anestetico che lo ha sedato. Il suo cuore si è fermato alle 9 e 10 del 5 luglio. Siamo stati vicini fino al suo ultimo respiro.

 


 

Affatto diverso dalla sorella, Miagolo era più schivo e riservato. Meno effusioni, poche smancerìe. Non si faceva prendere in braccio facilmente. Grandissimo buongustaio, amante delle comodità, dei piaceri della vita, libero e felice. Inventore di apparizioni alla finestra con richiami gracchianti e urgenti che facevano morire dal ridere. Pulitissimo, bellissimo. Un Signore.

Alle volte mancava per  giorni o settimane intere facendoci preoccupare. Ogni volta tornava dal querceto lassù in alto, sfruttando il sentiero. A dieci metri da casa si annunciava e a quel punto era una festa. La nostra porta era SEMPRE aperta per lui.

Da giorni qui si piange. Lacrime amare, diverse volte al giorno. Anche in piena notte. E' sbalorditivo il dolore che ci opprime - e il vuoto che ci ha lasciato.

 

Mi conforta il fatto che abbiamo il corpo. Miagolo non è morto chissà dove nei boschi, magari reperito e violato dagli animali selvatici.

Lo abbiamo composto in una cassetta autocostruita con belle assi di legno spesso, interrata a un metro di profondità. Il posto che abbiamo scelto è un settore di noccioleto dove da piccolo si rifugiava per sfuggire al caldo, a 20 metri da casa. Dal punto prescelto si vede il mare lontano - e nel mese di novembre appaiono bellissimi arcobaleni.Abbiamo realizzato una vera tomba con cordolo di mattoni pressati, ghiaia, lapide e una panca in legno per sedersi. Glielo dovevamo.

Arrivederci Miagolo. Ci hai dato tanta gioia e non ti dimenticheremo MAI.



sopra: Giovanna a sinistra e Miagolo (2013-2021) in piedi sulla destra


sotto: una foto scattata lo scorso novembre nei pressi del luogo di sepoltura




sotto: la tomba appena finita, all'ombra dei noccioli dietro casa







14 commenti:

  1. Mi spiace tanto, e vi capisco.
    Ho versato tante lacrime per i miei gatti quando ero bambina.
    Ora non ne voglio. Non sopporterei vederli mancare.
    Un abbraccio, e sono sicura che anche Miagolo vi ha voluto bene

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  2. Mi spiace.
    L'avevo capito anche dal tuo stato su whatsapp.

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  3. I miei ricevettero un gatto, Scossa (fini' a loro in seguito alla morte di mio cugino) da accudire.
    Si affezionarono cosi' tanto che quando Scossa mori' stettero letteralmente male al punto di... non volerne piu' altri.
    La morte falcia non solo noi esseri umani ma anche gli animali ai quali ci affezioniamo.
    Serenita'.

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    1. Ovviamente noi siamo stati investiti in pieno dal dispiacere. Ma ti dico che quando la situazione è precipitata anche il nostro vicino, un 70enne ex muratore indurito dalla vita, si è messo a piangere.
      Grazie per le Tue parole.

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    2. Leggendo il tuo anno di nascita, ho una sensazione. Hai oltrepassato al vetta della vita, sei entrato nel cammino di ritorno, in fondo al quale ci aspetta la morte.
      Si acquista cognizione e sensibilità per questo fatto che conclude la vita, prima del tutto irrilevante o non sentito o poco sentito.
      Forse a diciotto o ventidue anni la morte di un gatto, anche se di famiglia, ti avrebbe toccato di meno.
      Da qualche tempo, pure io, mi commuovo in occasione di alcune morti. Prima le osservavo senza esserne coinvolto.

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    3. Sì, assolutamente corretto. A 20 anni i verbi "star male" e morire si coniugano solo in terza persona. Il siamese che morì quando avevo 24 anni mi causò un centesimo del dispiacere di adesso.
      Aggiungo anche che questo animale appena scomparso era presente con noi sin dall'inizio della ristrutturazione della casa di campagna e del terreno. Se ne è andato via un pezzo della nostra vita.

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    4. Gli antichi dicevano che tutto scorre.
      Nello scorrere del tutto, scorriamo anche noi.
      Mi sembra che l'osservazione di Coso sopra sia improntata al ricorrente narcisismo di matrice anti-umanista quando, logicamente, invece di frignare sull'acqua passata dovremmo pensare consapevolmente a chi viene dopo di noi.
      Tornando al nonno, una volta la gente si ammazzava di lavoro per terrazzare i fianchi delle colline, scavare canali e lasciare la terra ai discendenti. Che è il contrario della contemporanea "decrescita" e di stare a guardare le cose che vanno a catafascio.
      Nella storia di questo blog mi sembra di importanza capitale il fatto che Lupolibero abbia ripristinato la casa e il campo. Dovrebbe mettere per i posteri una pietra incisa con il suo nome e l'anno.

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  4. Per quanto mi sforzi non riesco a condividere il dolore che descrivi per la morte del gatto. Guardo la tomba con lapide ed ara votiva e mi sembra qualcosa di fantastico. Mi vengono in mente le sepolture feline degli antichi Egizi, presso i quali però il gatto aveva una funzione para-religiosa, sacra. Oltre quella di cacciare i topi attorno ai granai. Il rude contadino citato sopra ai tempi di mio nonno avrebbe seppellito diversi figli bambini e ammazzato animali a tutto spiano, appena possibile, per sfamare i figli superstiti. Non avrebbe pianto per il gatto se non piangeva per il maiale. Se hai visto come si ammazza il maiale dovresti capire. Ti racconto un episodio. Mio nonno, che pure non era rude contadino ma geometra, aveva una casetta con un piccolo cortile. Quindi il parentado gli scaricava gli animali "giocattolo". Una volta mio fratello comprò una papera. La papera in poche settimane divenne adulta e cacava ovunque, non si poteva tenere sul balcone e allora mio fratello la portò da mio nonno. Poco tempo dopo fui invitato a pranzo e il secondo era papera arrosto. Cosi come passavano dal forno anche le galline che teneva per le uova e con cui io da piccolo giocavo e gli davo ovviamente un nome.

    Non so, forse mi manca l'empatia necessaria o forse sono stato rovinato da bambino dalle letture stile Jack London.

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  5. È triste accompagnare fino alla fine un essere nato dopo di te che hai accudito dalla nascita, uno si abitua all'idea che debbano durare per sempre e invece gli animali se ne vanno via prima di te. Mio padre in vita sua ha posseduto tanti cani e tanti ne ho visti morire al punto che da adolescente mi ero abituato, oggi so che non è più così, sto male solo all'idea che il nostro grande cane se ne possa andare via nonostante lo abbia messo in conto, persino seppellire una vecchia gallina è triste, una di quelle che giocava proprio con la nostra cagnolina quando era piccola. Ti siamo vicini anche se in ritardo a causa del fatto che abbiamo un po'preso le distanze da internet e di conseguenza dai blog.
    Un caro saluto e a presto

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    1. Il dolore è stato più grande di quanto ci aspettassimo. La vicenda mi ha insegnato anche quanta importanza abbia l'eutanasia- e la libertà di porre fine a sofferenze inutili. Al di là di pastoie religiose e filosofiche che contano quanto il due di picche dato che NON sono mai vissute in prima persona.

      Al termine di questa orrenda estate afosa ci rivedremo e parleremo anche di vendita di quadri.
      Arrivederci

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    2. Oggi , al contrario delle previsioni, ci è stata concessa una tregua almeno qui da noi, nebbia fitta e cielo nuvoloso ci hanno regalato un po' di autunno ancora lontano.
      Quando vuoi noi qua siamo, tanto le nocciole quest anno si riposano... peccato avere tempo a disposizione sempre nelle estati calde e non in quelle umide come lo scorso anno..nelle ore più calde non si può fare nulla.
      Alla prossima

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