sabato 7 novembre 2020

Entusiasmo per le piccole e grandi cose di ogni giorno.

 

 


 

 

La sveglia è alle 6 e trenta, quando è ancora buio e Venere splende fissa e azzurra. Colazione nella cucina che vagamente odora di legna bruciata della sera prima. La luce arancione del sole colora puntualmente il muro della ex stalla e il bosco di noccioli e castagni -

Esco e sento i primi uccelli, annuso l'aria carica d'umido della notte appena passata; ripulisco la stufa e riempio altre cassette di legna per la sera che verrà. Un giorno sì e uno no esco per comprare il Pane locale o per qualche rifornimento.

Abbiamo acquistato e messo a dimora nuove piante. La prima è un alloro; l'infuso caldo di foglie d'alloro mi piace da morire. Ha trovato un posto riparato e non troppo al sole a fianco della ex stalla:

 


 


Altre new entry sono i kaki; indecisi tra la cultivar tradizionale e il "mela" li abbiamo comprati entrambi e collocati in un'area soleggiata a lato della strada interna.





 

Infine abbiamo impiantato un mini frutteto consistente in: pera Williams, pera Abate, mela Fuji e mela Red Delicious. Hanno trovato posto nella parte bassa del terreno, in uno spazio tra gli agrumi ricavato sei anni fa. Prima di piantare ho decespugliato l'area in modo da fare un lavoro pulito - perfetto.








Stiamo recuperando zone dismesse del noccioleto - aree infestate dai rovi e dall'edera letteralmente inaccessibili. Le temperature fresche di novembre aiutano un mondo. Sono lavori pesanti e strutturali impensabili a giugno o luglio -

Nella parte alta ho liberato l'ultimo nocciolo, che era rimasto ancora da fare dallo scorso anno. Tutt'attorno ho ricavato a colpi di zappa una serie di sentieri che permettono di muoversi in piano senza l'effetto "bagnasciuga". Con la terra resa morbida dalla pioggia realizzare questi sentieri è un piacere e mi si consenta l'espressione: una forma d'arte, in qualche modo.


Sopra: l'ultimo nocciolo della parte alta rimasto da recuperare. Un bell'esemplare invaso da rovi ed edera



Sotto: la pianta dopo l'intervento




Il lavoro di recupero prosegue ora in una zona più bassa. Il programma è di tre noccioli al giorno + la realizzazione del sentiero tecnico a poco a poco, in modo da non doverlo ricavare tutto in una volta.


In basso: immagini del noccioleto in corso di recupero





Sopra: preparazione dell'area prima della potatura dei noccioli. Prossimamente, a lavoro finito, pubblicherò le foto finali che forse renderanno meglio l'idea.





Poche mele quest'anno. Abbiamo raccolto qualcosa di piccolo da un altrettanto piccolo albero di mele gialle immediate discendenti delle mele selvatiche. Non fanno profumo ma sono buonissime e così tiriamo senza comprare frutta sino all'arrivo esplosivo dei mandaranci, che stanno diventando decisamente arancioni.
 




Ho trovato pochi porcini quest'anno - soltanto tre. Occasionalmente faccio una grigliata di carne con salsiccia locale ai semi di finocchio, variante messinese più gradita della catanese, più spessa e grassa.






Conservo l'entusiasmo per queste cose che faccio - non solo quelle piacevoli. Possiedo ancora forza e volontà per rendere migliore questo posto in cui passeggio e mi riempio di Bellezza. I miei progetti si sono solo temporaneamente spostati dalle escursioni ai lavori agricoli. 

Muovendomi qui faccio già chilometri a piedi e le giornate passano senza accorgersene. Non ho la televisione e non la desidero. Guardo video di youtube su viaggi in bici o leggo libri di viaggi in inglese.

Alle 17 cala un umido che te lo raccomando - metto mano a un fascio di legnetti secchi e dò fuoco alla legna collocata in stufa. Ci ritiriamo in casa in compagnia di quegli animali puliti e silenziosi che sono i gatti. Il maschio adora la stufa - si addormenta accanto ad essa assumendo le pose più strane. 

La fiamma arde sino alle 22, in genere. L'ultimo pezzo di legna finisce di bruciare annerendo il vetro della stufa che ripulirò domattina alle 7. Come ogni giorno.

 


 


 


 

 

 

20 commenti:

  1. Domanda da ignorante.
    Per gli alberi da frutta ti devi preoccupare della impollinazione?

    Voglio dire, suppongo che ci siano piante ermafrodite e piante che fanno fiori maschio e altre fiori femmina. Presumo anche che quelle che sono divise in due generi siano le più "moderne". Ora, quando le vai a piantare te ne freghi, contando sul fatto che intorno ci sia da qualche parte una pianta che fa fiori del genere opposto, oppure devi piantarne almeno una maschio e una femmina per essere sicuro che quella coi fiori femmina sia impollinata? Tra l'altro anche una pianta ermafrodita probabilmente beneficia dall'essere impollinata dai fiori di un'altra pianta ermafrodita invece che dai propri a ciclo chiuso. Altra domanda conseguente. Quando una pianta di Mela X viene impollinata dai fiori di una pianta di Mela Y, il frutto risultante sarà X, sarà Y oppure un ibrido dei due? E il seme se piantato genera una pianta X, Y o un ibrido?

    Mi è venuta in mente un'altra domanda a proposito delle piantagioni americane, leggevo che per migliorare l'impollinazione pagano degli apicoltori perché installino delle arnie dentro la piantagione nel momento della fioritura, spesso sono "arnie a perdere" nel senso che vengono distrutte. Se tu mettessi una arnia presso la tua fazenda, migliorerebbe la produzione di frutti/semi?

    Saluti dalla Milano del Trecento. Una volta i Monatti suonavano il campanaccio, adesso c'è la sirena.

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    1. Mezzo ignorante in questa complessa questione delle impollinazioni lo sono anch'io. Quella che "ne sa" è mia moglie, che risponde:
      - Peri: la Abate è impollinata dalla William + si conta su altre già esistenti sul posto (varietà locale: 'Coscia');
      - Meli: la R.Delicious e la Fuji dovrebbero venir impollinate da meli della famiglia Golden già esistenti sul posto;

      Quando una pianta di Mela X viene impollinata dai fiori di una pianta di Mela Y, il frutto risultante sarà X, sarà Y oppure un ibrido dei due?
      R.- il frutto risultante è X

      E il seme se piantato genera una pianta X, Y o un ibrido?
      R.- genera con difficoltà una pianta X non vigorosa come la madre e di scarsa qualità. La riproduzione è più efficace per talèa;

      Se tu mettessi una arnia presso la tua fazenda, migliorerebbe la produzione di frutti/semi?
      R.- Sì.

      Tendenzialmente, la popolazione di vespe e calabroni è molto ricca. Tutte bestie di grosse dimensioni - rapide e minacciose che spesso hanno nidi nelle cavità di alberi vicini, es. ulivi. Si daranno da fare anche con le piante nuove arrivate, credo -

      Saluti

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    2. Ok quindi voi nella vostra fazenda non ragionate come una biosfera chiusa ma contate sull'apporto del vicinato. Se mettete un pero, sapete che attorno ci sono dei peri, eccetera. E' un dettaglio interessante.

      Diventa critico l'aspetto che ho imparato dal vostro commento, cioè che non importa da dove arriva il polline, il frutto sarà sempre quello della "pianta madre". Effettivamente se l'impollinazione ibridasse i frutti sarebbe un casino, non potrebbero esistere varietà, sarebbero tutti ibridi a meno di non impedire la impollinazione naturale.

      Devo fare un'altra domanda: una volta che il seme germina, perché la pianta sarà di qualità inferiore rispetto a quella generata da una talea?

      Anzi, la domanda si collega al discorso precedente, il frutto lo capisco che sia quello della pianta madre, dato che si sviluppa dall'apparato floreale della pianta che lo porta e serve a racchiudere il seme. Però il seme di una pianta eterocosa dovrebbe ricombinare il DNA delle due piante "padre-madre", quindi potrebbe dare luogo ad una pianta peggiore, uguale o migliore della madre. Altrimenti, che senso avrebbe la riproduzione sessuata? Piuttosto, la pianta che nasce dal seme sarà forse imprevedibile, mentre quella che nasce dalla talea in pratica è un "clone". Mi sbaglio? Cosa mi sono perso?

      I calabroni penso che siano impollinatori come le api ma le vespe penso che non impollino perché credo che siano insetti predatori, carnivori, come i loro parenti senza ali, le formiche. Qui dalle mie parti le api sono sparite. Da bambino le vedevo d'apperutto adesso sono anni che non ne vedo una.

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    3. Ribadendo ancora una volta la mia ignoranza in materia ti rispondo in base a quel poco che so /che mi viene riferito:
      funziona così: se pianti semi di melo e qualcosa riesce ad attecchire tra mille accortezze, viene fuori una pianta di melo SELVATICO. Cioè il DNA del seme è e rimane nella sua natura selvatica e originaria della specie (rosacee).
      A questo punto puoi fare due cose: o ti tieni il melo selvatico, che produce frutti minuscoli e immangiabili (in siciliano "pomarazzi", dispregiativo) o innesti SU di esso un ramo fruttifero di melo commestibile. E dall'unione otterrai una pianta da frutto vera e propria.

      Sapevo inoltre che anche la mela in quanto tale è un falso frutto. Il frutto vero è la capsula contenente i semi (una specie di "core" selvatico a quanto pare). Il suo intorno commestibile (la polpa) è il risultato di un lavoro "a valle" innesti/impollinazione ecc.
      Magari per me ignorante in materia, questo dettaglio non è importante - ma a livello biologico avrà invece una grande importanza.

      Materia interessante comunque.

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    4. La faccenda del seme la devo approfondire.

      Io so che molte piante da frutto si realizzano tramite innesto perché tu vuoi l'apparato radicale di una certa varietà che resiste a certi parassiti e vuoi l'apparato fogliare di un'altra varietà che resiste ad altri parassiti, il caso tipo è la vite, di cui solitamente il tronco è di vite americana e i rami di vite europea. Però, se io prendo un arancio selvatico e ci innesto sopra un ramo di arancio da frutta, il frutto non sarà selvatico, perché invece il seme produce un arancio selvatico? Messa cosi, sembrerebbe che il DNA del seme non sia quello del ramo su cui viene sviluppato ma quello della radice e/o del tronco su cui si innesta il ramo. Come arriva il DNA della pianta "portante" sulla cima del ramo innestato che in teoria ha un DNA diverso?

      Seconda considerazione. D'accordo, innesto, pianta A e pianta B. L'innesto, per un motivo che non conosco, fa semi del tipo A anche sui rami tipo B. Questa faccenda la devo approfondire.

      La pianta B potrebbe non esistere in natura, essere il frutto di lunga selezione eugenetica e quindi viene propagata come talea sempre e comunque, cioè con la "clonazione dei poveri". La domanda che mi faccio è, anche con la talea, "da dove arriva la pianta B?". Sarà esistita da qualche parte la pianta originaria da cui derivano tutte le talee. Questa pianta fa i frutti ma forse per un difetto genetico non fa i semi.

      Le due cose sono collegate? Cioè è la presenza di un frutto fatto in un certo modo che impedisce lo sviluppo di semi?

      Il coltivatore/selezionatore primordiale avrà pensato che non era un problema potendo propagarla per talea. A parte la considerazione sulla possibile volontarietà della mutazione, nel senso che se tu possiedi la pianta-senza-semi originaria controlli relativamente la sua diffusione, hai come il "copyright". Se non fosse cosi, cioè se la pianta B producesse semi "normali", sarebbe ovviamente più conveniente propagarla coi semi, non solo, ogni frutto conterrebbe la possibilità di propagare uno o più esemplari.

      Quanta scienza in cose apparentemente banali. Quanta mia ignoranza, proprio vero che non si finisce mai di imparare.

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  2. Gatto bellissimo!
    Ne avevo una che era uguale, anche nelle pose...

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    1. Adoro dei gatti: i movimenti, il silenzio, la bellezza, l'intelligenza, il fatto che NON PUZZANO e il comportamento quasi sempre rilassato.
      Il nostro ha sette anni.

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    2. I gatti hanno un altro vantaggio originale, costano molto meno, quasi zero.

      Cani e gatti sono animali carnivori. Il cane si è adattato, grazie alla lunghissima convivenza, ad una dieta molto più onnivora e vicina alla nostra di quella che sopporta il gatto. C'è un ragione, la gente in origine non aveva la carne per mangiare, era una cosa eccezionale, figurarsi per darla al cane. Se non lo nutri, il cane fa come il lupo e ti mangia le bestie, diventando un concorrente. Il gatto invece è molto più piccolo e capace di sostenersi da solo, cacciando i piccoli animali che vivono nei dintorni e infatti pare che il suo addomesticamento sia funzione dei granai che attiravano quei piccoli animali che poi il gatto predava. Praticamente non ti accorgi che il gatto esiste se lui non si manifesta.

      La socialità del cane dipende dal fatto che la sua nicchia ecologica si sovrappone in maniera consistente con quella dell'uomo cacciatore, quindi le due specie condividono comportamenti che sono funzione delle motivazioni. La socialità del gatto è funzione di una nicchia ecologica che non si sovrappone alla nostra e da questo viene il discorso della sua "indipendenza". I effetti non dipende dall'uomo per mangiare e non mangia nemmeno le stesse cose che mangia l'uomo.

      Circa il puzzare, penso che dipenda dal fatto che il gatto in natura è preda di animali più grossi quindi si sia evoluto per essere quanto meno cospicuo possibile. Colorazione mimetica, movimenti furtivi, nessun suono, nessun odore. Il cane forse in origine era se non al vertice della catena alimentare, abbastanza vicino, grazie al fatto di essere gregario, quindi aveva l'esigenza opposta, cioè segnalare agli altri la sua presenza, da cui fare casino, cacare ovunque e puzzare.

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    3. Tempo fa un amico che stimo per saggezza e intelligenza mi ammoniva su una cosa: occorre sforzarsi di non considerare gatti, cani ecc. come dei figli. Lui lo aveva fatto e la morte di un cane randagio che aveva tenuto per anni costituì un lutto tremendo da sopportare.

      Anch'io sto perciò cercando di "ricorreggere" il rapporto - vedendo nell'animale un AMICO/A la cui crescita relativa porterà inevitabilmente a un invecchiamento e alla morte. E sarà meglio, quando verrà quel momento, immaginarsi di curare e accompagnare alla fine della vita un "amico/a anziano/a" piuttosto che un "figlio/a".

      Ciò nulla togliendo all'affetto e alla qualità delle relazioni quotidiane con loro.

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    4. Io ogni volta che mi morivano i gatti piangevo. Al momento non ho lo spazio per tenerli (devono poter essere liberi, per me) e nemmeno il tempo... Magari un giorno ne avrò uno.
      Per il discorso figli: io ne ho due, per cui non sento il bisogno di averne "altri", nonostante i gatti siano davvero degli animali discreti, adorabili, e i miei preferiti... Da piccola, ai miei gatti ho voluto un bene immenso.

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  3. Tornando ai semi, mi riprometto di approfondire ma intanto ho queste informazioni:
    1. il modo migliore di riprodurre le piante è ovviamente il seme, perché per via del rimescolamento genetico, ne escono piante più resistenti e longeve. Se una malattia colpisce una piantagione di alberi prodotti per talea, essendo geneticamente identici, li ammazza tutti allo stesso modo. Invece, quelli nati dal seme hanno resistenze diverse, quindi qualcuno muore, qualcuno viene danneggiato, qualcuno non fa una piega (v. asintomatico). L'innesto è una via di mezzo, si usa di solito il tronco naturale che è geneticamente "vario" e quindi resistente, con sopra i rami della "mutazione" prodotta per talea, quindi clonata.
    2. il meccanismo dei frutti funziona alla rovescia. Io pensavo che la mela "commerciale" fosse lo stato "naturale" e "stabile" dell'albero, invece è come un cavallo con cinque zampe, cioè una deformità, una mutazione avversa, a cui la natura cerca di rimediare. Per selezionare un albero che fa mele "commerciali" devi piantarne migliaia, cosi come devi fare nascere migliaia di cavalli prima che uno esca con cinque zampe. Questo spiega perché se pianti il seme non nasce un albero di mele "commerciali", la ragione è che l'albero torna alla forma "normale", come il cavallo con le solite quattro zampe. La talea è come la clonazione e tornando all'esempio del cavallo è come se invece di clonare un cavallo campione tu clonassi un cavallo con cinque zampe. Dato che è una mutazione avversa, che la natura cerca di correggere rimescolando i geni, per propagarla devi forzare la mano, appunto con la talea.
    3. se il seme nasce da riproduzione sessuata, ogni seme produce una pianta diversa dalla pianta "madre" e "padre", cosi come i figli non sono mai identici ai genitori. Questo non è un problema se si tratta della pianta "naturale", la variazione non sarà grande, invece è drammatico per le piante che devono produrre frutti "commerciali" che sono mutazioni avverse. Voglio dire, non è una grande differenza se due cavalli sono di colore differente, è molto diverso se uno ha quattro zampe e l'altro cinque.
    4. le piante il cui frutto "commerciale" non è tanto diverso da quello "naturale" ovviamente si possono riprodurre senza problemi dai semi. Negli altri casi, non è impossibile ma come dicevo devi piantare migliaia di alberi per ottenere le mutazioni che servono.
    5. gli agrumi sono un caso particolare perché mi dicono che sono tutti piante "ibride", per esempio il limone viene da TRE piante "naturali" di specie diverse, una non la ricordo, le altre due dovrebbero essere il cedro e il mandarino. Dato che sono ibridi, un po' come il mulo, faticano a riprodursi in maniera naturale. Mi ricordo una volta in Calabria una piantagione di limoni, moltissimi frutti non sembravano limoni e infatti non li raccoglievano perché non erano commercializzabili. In quel caso sembravano dei cedri. Comunque in questo caso se si pianta il seme, l'albero non solo può essere una cosa qualsiasi ma potrebbe anche non riuscire a fare fiori del tutto. Quindi aumenta a dismisura il numero di migliaia di alberi che devi piantare dal seme prima di ottenere una pianta di limoni commerciali.

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    1. A proposito della selezione per rendere permanente la "mela commerciale", ecco le mie supposizioni che andrò a verificare.

      Se vuoi coltivare le mele sulla Luna devi piantare almeno due piante, perché non si auto-fecondano. Il problema di selezionare le piante sulla Terra come si fa con gli animali è che, stante la fecondazione per via aerea anche su distanze abbastanza grandi, non puoi mai essere sicuro di che seme stai piantando, cioè da quale pianta "padre" è stato fecondato. Con gli animali basta chiuderli in un recinto. Sulla Terra dovresti crescere i meli dentro una serra chiusa e impollinarli manualmente. Subentra un altro problema, mentre l'animale si sviluppa rapidamente e lo vedi subito il risultato, le piante che nascono dal seme devono arrivare alla "maturità" prima di produrre fiori e frutti, ci possono volere parecchi anni, decenni, questo rende poco pratica la selezione. Tornando all'esempio della Luna, potresti piantare due alberi di mela "Golden", prendere i semi, piantarli tutti, aspettare vent'anni che gli alberi nuovi producano frutti, abbattere tutti gli alberi "normali" e mantenere per riprodurre col seme quelli "mutati" nella direzione voluta. Continuando cosi per... boh, secoli, alla fine potresti ottenere una pianta che fa semi che (quasi) sempre producono piante "Golden", cioè che tramandano la mutazione che vuoi selezionare.

      Poi, ammesso che tu abbia selezionato indefessamente il melo "Golden" sulla Luna, non puoi portarlo sulla Terra perché, mettiamo che lo pianti nella tua fazenda siciliana, intorno ci sono meli qualsiasi, viene fecondato, produrrà semi "bastardi" che, rimescolando i geni, tornano verso il "selvatico" (che poi è la forma "normale" della pianta, come il lupo col cane o il cinghiale col maiale). Bisognerebbe introdurre a monte modifiche genetiche cosi radicali da fare in modo che il melo selezionato non possa essere fecondato da altri meli. Per esempio nel caso degli equini il blocco non è tanto genetico quanto nel fatto che asini e cavalli (oppure tigri e leoni), non convivono nello stesso posto e non si comportano allo stesso modo. Si accoppiano solo se li chiudi nel recinto. Nel caso delle piante, dato che la fecondazione è mediata, dipende dall'ape, non dal melo, scegliere con chi accoppiarsi. Si potrebbe fare qualcosa di simile modificando la stagione della fioritura ma le piante cercano di sincronizzarsi con il clima e l'irraggiamento, quindi convergono.

      Tutto questo ti spiega anche la necessità della manipolazione genetica per le piante. L'eugenetica, cioè la selezione, è poco pratica. Poi quando il contadino pianta il grano OGM, ogni volta deve ricomprare la semente dal produttore, perché o la pianta è stata appositamente modificata per essere sterile, oppure si "ibrida" col altre varietà non-OGM e, tornando "naturale", annulla le mutazioni che servono al contadino. Ovviamente va anche nella direzione opposta, teoricamente il grano OGM che è capace di sviluppare organi riproduttivi potrebbe trasferire qualche mutazione non voluta al grano non-OGM.

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    2. Interessante, grazie.
      Non sapevo che il limone fosse un ibrido.
      Mi chiedo cosa viene a piantare un seme di limone.
      Comunque, al momento io allevo solo basilico, ed è già tanto che mi cresca, in vaso, in Svezia.

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    3. Allora, premesso che devo verificare tutto l'ambardan, perché sono ignorante anche in questo come una capra, sopra Lupolibero diceva che di solito se pianti il seme nasce una pianta "selvatica".

      In realtà se pianti il seme è come coi figli, ti esce una cosa che è della stessa specie ma che ha caratteristiche differenti per ogni seme, cioè due semi della stessa pianta producono due piante diverse tra di loro e diverse dalla pianta "madre", cosi come i tuoi figli sono diversi da te e dal padre. Fai conto che ogni seme è un "figlio" della pianta. Ogni seme è diverso dall'altro.

      Quanto diverse?

      Qui credo ci sia il discorso dei geni dominanti e dei geni recessivi. Per esempio, se una persona bionda o rossa si accoppia con una persona scura, a maggior ragione se è di tipo africano, quasi sempre i figli sono scuri, di varie tonalità ma i caratteri specifici del biondo e del rosso vanno persi. Probabilmente facendo cento o mille figli, qualcuno torna col carattere recessivo ma questo, se si continua ad incrociare, tende a sparire.

      Ci sono piante che non sono molto diverse nello stato "naturale" e in quello "coltivato", quindi se usi il seme invece della talea, ti risulta una pianta con variazioni minime, tutte le piante da seme sono molto simili. Pensa ad una folla di Cinesi. Lo so, sono razzista.

      Ci sono piante che invece si propagano per talea perché portano delle mutazioni che in natura sono eccezionali, probabilmente nella maggior parte dei casi anche sfavorevoli per la sopravvivenza della pianta e quindi se usi il seme, che non porta quelle mutazioni, ti uscira una pianta abbastanza diversa da quella da talea, sopratutto per le caratteristiche utili all'uomo, per esempio la dimensione o il gusto dei frutti. Non significa che non capiti mai che piantando il seme ti esca una pianta che assomiglia molto a quella da cui viene il seme, significa che capita eccezionalmente, ogni tot "piante-figlio".

      Nel caso del limone, causa rimescolamento genetico di tre specie diverse di agrumi, credo che dal seme venga una specie di "proto-agrume" che è la pianta originaria da cui sono derivati tutti gli agrumi. Questo nella maggior parte dei casi. Poi ogni tanto uscirà una pianta simile ad un cedro, ogni tanto una simile ad un mandarino, ogni tanto una simile al terzo agrume che non mi ricordo e più raramente uscirà una pianta simile al "limone". Mi risulta però che sia difficile fare germinare i semi del limone e che la pianta risultante spesso non fiorisce nemmeno, oppure ci mette moltissimo tempo prima di arrivare a maturazione e fiorire.

      Il vantaggio delle piante rispetto agli animali è che in teoria puoi piantare contemporaneamente centinaia di semi, mentre gli animali partoriscono pochi individui alla volta (a meno che non scendi a livello degli insetti o dei pesci). Idealmente, se tu pianti migliaia di limoni in un campo, puoi selezionare quelli che hanno le caratteristiche che cerchi. Mettiamo un campo di grano, le spighe con più grani. A quel punto puoi riprodurli per talea se ti vanno bene cosi, altrimenti vai avanti a selezionarli, seppure con lo "sfriso" dovuto alla impossibilità di controllare l'impollinazione. Non vedo altro modo con cui gli Avi hanno potuto selezionare le piante da frutto contemporanee.

      Comunque, a prescindere, la riproduzione tramite seme è NECESSARIA per mantenere la variabilità genetica della specie. Facciamo il caso dell'olivo col batterio Xilella. Sicuramente riproducendo olivi per seme si peggiora la qualità dell'oliva, che sarà eterogenea rispetto alle piantagioni di piante tutte uguali ma è più facile produrre piante resistenti al patogeno. Come dicevo, in agricoltura si adopera il trucco intermedio dell'innesto per cui il tronco è "naturale" e i rami invece sono "clonati". Non so il limone ma sono sicuro che per la arancia si usa un tronco "selvatico" che lasciato a se stesso farebbe arancie piccole, con tanta buccia e amare.

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    4. Limone:
      https://it.wikipedia.org/wiki/Citrus_limon
      "... è un ibrido e deriva dall'incrocio tra l'arancio amaro e il cedro"

      Arancio amaro:
      https://it.wikipedia.org/wiki/Citrus_%C3%97_aurantium
      "... antico ibrido, probabilmente fra il pomelo (Citrus maxima) e il mandarino, (Citrus reticulata)"
      Questa pianta si trova anche sulla montagnetta del parco vicino casa mia, ce ne sono tre o quattro esemplari, chissà chi ce li ha messi. Non sono molto in salute ma fanno fiori e frutti. I frutti sono della dimensione di una pallina da golf.

      Cedro:
      https://it.m.wikipedia.org/wiki/Citrus_medica
      "È ritenuta una delle tre specie di agrumi da cui derivano tutti i membri del genere oggi conosciuti, assieme al pomelo ed al mandarino."

      Mandarino:
      https://it.m.wikipedia.org/wiki/Citrus_reticulata

      Pomelo:
      https://it.wikipedia.org/wiki/Citrus_maxima

      A naso direi che se Cedro, Pomelo e Mandarino possono ibridarsi, derivano da un antenato comune, il "proto-agrume" di cui dicevo sopra.

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    5. Si, per l'arancia commestibile si usa l'arancio amaro come portainnesto. È più piccolo, amaro e con rami dotati di spine lunghe e acuminate. Abbiamo quattro alberi di arancio selvatico, e sono di un vigore e di una resistenza notevoli.

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    6. Mi hanno detto che con gli aranci "selvatici" si può fare la marmellata. Forse si possono fare anche i canditi.

      Quelle spine fanno paura. Il fatto che siano arbusti spinosi mi fa pensare che in origine crescessero in aree molto aride e con poca vegetazione. Infatti le piante sviluppano le spine contro gli animali erbivori ma la cosa ha senso solo dove ci sono poche piante e quindi quelle che ci sono verrebbero distrutte. Nella foresta temperata europea non ci sono molte piante spinose fondamentalmente perché c'è l'erba, che anche quando viene brucata dagli erbivori, ricresce e comunque la pressione degli erbivori si distribuisce su tutta la vegetazione. Mi viene anche da pensare che il primo uso degli agrumi come arbusti spinosi sia stato quello di recinzione, proprio per via delle spine e magari solo in seguito come pianta ornamentale, cosi come successe per i primi pomodori. Chissà quali animali mangiavano gli agrumi originari, che non mi sembrano molto appetibili. Forse qualcosa tipo le capre o i cammelli.

      Mi sembra di ricordare che il legno di arancio si usa in cucina per il fumo aromatico ma non sono sicuro.

      Mi è venuto in mente anche che il Fico d'India, che viene dalle Americhe e che evidentemente è una pianta di zone aride o semi-desertiche dato che accumula l'acqua nelle "pale", ha le spine anche sui frutti, quindi i frutti si sono evoluti appositamente per essere mangiati solo dagli uccelli. Ci sarà una ragione, forse il Fico d'India è facilitato se il seme viene rilasciato dagli uccelli sotto i posti dove vanno a posarsi, oppure potrebbe essere un modo per aumentare al massimo la dispersione.

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  4. Non pensavo avessi ancora noccioli da disboscare, più o meno quante piante ti mancano?
    Noi con le mele invece abbiamo praticamente finito adesso di raccogliere e siamo ametà con i kiwi. Abbiamo raccolto 25 cassette di mele 2 di pere tra estive e autunnali e 4 cassette di kiwi.
    Credo che alcuni dei nostri alberi siano mele fuji o qualche incrocio... le mele rosse sono difficili da identificare, abbiamo identificato solo alcune di quelle gialle: Renette (una varietà francese da noi soprannominata Mela-Pera), le Limoncelle (in dialetto Puma Barrili presumo per la forma che ricorda il barile), altre mele gialle dovrebbero essere le golden ma non ne siamo certi.
    Le pere autunnali non le abbiamo identificate, potrebbero essere le williams, le altre sono con certezza le pere coscia, entrambe le varietà sono diventate succhi di frutta. Abbiamo scoperto che in un albero di pera selvatica vi è inestato un rametto di una varietà che qui viene chiamata piru muluni internamente è scuro e non ha i semi tipici della pera ma i semi simili a quelli dei fichi.

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    1. Più o meno si tratta di un centinaio di noccioli. A ogni sessione di lavoro li annotiamo, così alla fine sapremo esattamente quanti ne abbiamo recuperati.
      Congratulazioni per le mele, 25 cassette sono un gran numero.
      Potreste valutare di potare diversi filari di alberi, una volta che avranno perduto tutte le foglie. Farebbero meno frutti ma di dimensioni maggiori.

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    2. Più che potatura, che fa comunque sempre bene agli alberi vecchi come i nostri (alcuni alberi li avevamo potati) andrebbe fatta la diradazione dei frutti...cosa che noi non abbiamo fatto e abbiamo lasciato fare al vento che comunque qui da noi è sempre forte, gli alberi erano carichissimi e tantissimi frutti sono a terra. Alcuni alberi erano poco carichi, lì non abbiamo raccolto nulla. Quelli vicino alla casa, sono dei ghiri, che si mangiano le mele già a giugno. Le mele gialle e le renette erano tra i meno carichi e i frutti sono grossi, le mele rosse dipende ma comunque di dimensioni accettabili e le limoncelle (che erano cariche tipo grappoli, specialmente gli alberi potati) sono le più piccoline, ma questa varietà è più piccola di una mela "standard".

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