lunedì 22 aprile 2019

Mistral 2019, 2 di 3. Sardegna in bicicletta.




"Ma soprattutto è Sardegna: per questa solitudine d'ogni cosa,
d'ogni rupe che par chiusa in se stessa, meditando, e d'ogni
albero o viandante che s'incontra, e per questa luce,
e per quest'odore di mandrie in cammino,
assai al di là dell'orizzonte"

Elio Vittorini, Sardegna come un'infanzia, 1936






 IN SARDEGNA; IL FARO DI CAPO TESTA;
SPIAGGE SOLITARIE; UN ALTARE PRE-NURAGICO






1 aprile 2019. Un'ora di traghetto e sono in Sardegna a Santa Teresa di Gallura. Mi sento bene, mi sento a casa. Non che mi sia trovato male in Corsica, anzi - ma è in Sardegna che 28 anni fa portai a termine un indimenticabile viaggio di 1000 Km in bici - e trovarmi di nuovo su quest'isola magica è emozionante -

Mi reco a fare scorta di cibo, quindi vado a esplorare la zona di Capo Testa. C'è un vecchio faro a guardia su un mare profondo-blu. Soffia un vento fresco e qualcuno raccoglie erbe commestibili tra le rocce di granito.



Il vecchio faro di Capo Testa




Trascorro una mezz'ora in questo bellissimo posto, poi lascio Santa Teresa di Gallura. Raggiungo la chiesa di campagna di Nostra Signora del Buoncammino. Da qui passa il Sentiero Italia appena al suo inizio: 6880 chilometri dalla Sardegna a Trieste attraverso la Sicilia, l'Appennino e l'arco alpino.
Passo il pomeriggio a pedalare senza fretta verso ovest, deviando ogni tanto verso belle spiagge solitarie arricchite da innumerevoli fioriture.



Sosta simbolica alla chiesa del Buoncammino;
da qui passa il Sentiero Italia il cui inizio è posto
ufficialmente a S.Teresa di Gallura




Tappeto fiorito di Fico degli Ottentotti, carpobrotus edulis




Sardegna settentrionale,
i graniti della spiaggia di Rena Majori




Concludo il primo giorno in terra sarda accampandomi a 200 metri dalla strada su una pista in disuso ai piedi di una collina. Il posto è un trionfo di macchia mediterranea; il profumo del cisto bianco è inebriante. Mi sento felice.



Tappa 7 e primo giorno in Sardegna di soli 46 Km.
Scrivo il diario di viaggio immerso in una macchia
dall'inebriante profumo. C'è chi la chiama "vita da barbone";
io la chiamo "felicità"




L'ottava tappa di 83 Km mi porta verso le sabbiose spiagge di Platamona, sotto un cielo da cui cade una pioggia fine. Tralascio Porto Torres e punto verso l'interno: l'obiettivo è raggiungere l'altare prenuragico di Monte d'Accoddi.

Isolato in una piana destinata al pascolo, l'altare è composto da una insolita struttura terrazzata cui si accede con una scalinata in pietra. Sembra un modello in dimensione ridotta degli altari Maya destinati ai sacrifici. 
Giungo a destinazione un'ora prima della chiusura e ho tutto il tempo per visitare da solo questo posto pressochè unico in Sardegna, reso ancora più suggestivo da un cielo pieno di nuvole scure.



Sosta panoramica nei pressi di Castelsardo




Platamona Lido, le dune di sabbia di fronte al mare







in alto e in basso:
il sito pre-nuragico di Monte d'Accoddi














Si fa sera e non ho idea di dove dormire; chiedo alla guida se ci sono due metri quadrati liberi per la tenda, da qualche parte. Mi suggerisce di passare la notte al parcheggio del sito archeologico, sotto dei pini. Avrò anche l'acqua di una fontana a disposizione - che lusso.
E dulcis in fundo, raccolgo della rucola che farà da insalata: cosa chiedere di più ?







VERSO ALGHERO; CICLISTI VENETI;
BOSA E IL SUO LUNGOFIUME; UNA 
MEMORABILE CENA



Querce piegate dal vento, Piana di Alghero





Il cielo è foriero di tempesta, poi torna il sole. Viaggio verso sud e mi fermo al complesso nuragico di Palmavèra. Visito il nuraghe e faccio amicizia con Giuseppe, la guida. Decide di donarmi un magnete con l'immagine dei Quattro Mori, che ovviamente apporrò sul frigorifero e conserverò tutta la vita. A volte ci sono persone che trasmettono istantaneamente energia ed empatìa, e Giuseppe è uno di questi. Se siete diretti ad Alghero non tralasciate di visitare Palmavèra !






sopra e sotto:
Nuraghe Palmavèra, esterno e interno;
il villaggio risale a quasi 4000 anni fa
e si trova a soli 6 Km a ovest di Alghero









Alghero. La città possiede uno splendido
lungomare ombreggiato da palme e dotato di una 
meravigliosa pista ciclabile





Lascio Alghero e procedo su una delle strade più belle d'Italia, tanto da essere stata utilizzata per diverse pubblicità. La SP105 viaggia lungo la costa orientale offrendo a ogni metro scorci mozzafiato, soprattutto al tramonto.
Alle 18 decido di fermarmi a breve distanza dalla scogliera, imboccando una pista dissestata che si fa strada tra la macchia di mirto.



In viaggio verso sud lungo la SP105, una delle
strade più belle d'Italia




Tratto costiero tra Alghero e Bosa:
mi accampo su una scogliera e faccio
 fotograficamente onore al tramonto





Giovedì 4 aprile: prima di raggiungere Bosa incontro un gruppo di cinque cicloturisti veneti, una donna e il suo compagno con le bici elettriche - gli altri tre uomini con bici tradizionali. Tutti sulla sessantina e parecchio meno carichi di me perchè si fermano solo negli alberghi. 

All'ora di pranzo raggiungo Bosa, dove mi fermo in un Bed & Breakfast economico. La città si sviluppa lungo il fiume Temo, su cui si specchiano le case colorate delle ex concerie.
L'aria è fredda, quasi "da neve". A sera mi ricovero in una trattoria dove ri-incontro tutti i veneti seduti a tavola con sorrisi fino alle orecchie.
Ceniamo insieme - loro con porzioni industriali di pasta, io con un piatto di pecora in umido che mi manda in estasi mistica. Aggiungo anche una seada colma di miele, innaffiando con birra Ichnusa

Si parla di bici, di mappe, di strade, di viaggi, di esperienze, di vita.
Viene offerto a tutti un bicchiere gelido di liquore di mirto artigianale, che mi fa piangere dalla gioia.
Ci salutiamo all'uscita dalla trattoria; farò ritorno all'alloggio barcollando in un'aria fredda che odora di salsedine e al tempo stesso di legna bruciata nei caminetti. Memorabile serata.




Bosa. Il lungofiume e le concerie.





 NURAGHE TRADORI; PENISOLA DEL SINIS;
LA VECCHIA TORRE DI SEU E TANTI RICORDI


La cena di ieri sera, la notte di riposo in un vero letto e la mega colazione danno i loro frutti: divoro come nulla fosse la lunga salita ai 400 metri di Cuglieri, tutta fatta in compagnia di un simpatico cicloamatore, Massimo.

Ridiscendo verso Santa Caterina di Pittinuri/S'Archittu, sostando presso una splendida scogliera bianca con un arco scavato dall'erosione. E' un posto pieno di attività turistiche che adesso sono tutte chiuse tranne un paio di bar.






sopra e sotto: l'arco sul mare
e la spiaggia a S.Archittu









Ripresa la strada ritrovo un vecchio "amico" che avevo incontrato nel viaggio di 28 anni fa: Nuraghe Tradori.
La torre è ora recintata con cartelli di divieto di accesso, ma riesco lo stesso ad avvicinarmi e a fotografare. Che emozione rivedere le sue pietre dopo tutto questo tempo !



(ma dove sono: in Australia ?)




Nuraghe Tradori, il primo nuraghe
che visitai in Sardegna nel luglio del 1991




Sto percorrendo in parte le stesse strade del viaggio fatto a 19 anni; passo dal villaggio di San Salvatore con le casette stile-vecchio West; mi accampo nei pressi della penisola del Sinis; rivedo Torre di Seu, dove nel '91 avevo dormito su un'amaca; sfioro l'area archeologica fenicia di Tharros; faccio una foto davanti l'ultima casa dei pescatori rimasta in piedi e infine mi dirigerò definitivamente verso Oristano per iniziare la traversata dell'interno.

La resa della bici in termini di spostamento mi stupisce sempre, non mi stancherò mai di dirlo. Il tutto senza perdere un singolo dettaglio della strada, come le innumervoli lumache che cerco per quanto posso di non schiacciare sotto le ruote di Littoria.



Il borgo di San Salvatore con le sue
casette colorate stile-vecchia frontiera del West




Un tramonto rosato nei pressi della 
penisola del Sinis




Albeggia a Torre di Seu, dove avevo passato 
una notte 28 anni fa




Scogliera del Sinis all'alba




Penisola del Sinis





Colonia fenicia di Tharros, una
coppia di colonne restaurate di fronte al mare





Penisola del Sinis, la spiaggia di Ponente





L'ultima casa dei pescatori





Le cupole della chiesa di S.Giovanni di Sinis,
tra le più antiche della Sardegna





VERSO L'INTERNO; PAESI DI PIETRA;
 SPAZI SCONFINATI; PASTORI


Oltrepassata Oristano mi inoltro nell'interno dell'isola, dove il traffico si fa ancora più scarso. Viaggio su strade solitarie che si snodano in un paesaggio di querce, olivastri e campi sterminati con pecore al pascolo.

In cima a una collina nei pressi di Villaurbana scorgo la mole del nuraghe San Giovanni, la cui sommità è colonizzata dai fichi d'india. Uno dopo l'altro attraverso paesi di pietra dove la gente mi saluta e mi sorride. A Sini faccio una breve deviazione verso un ulivo segnalato come millenario. L'immensa pianta è a lato della strada, in un piccolo parco pubblico; mi commuove essere qui e toccare con mano questo Patriarca.




Villaurbana, nuraghe San Giovanni







sopra e sotto: Sardegna interna,
case di pietra e porte di legno









Sini, ulivo millenario







Genuri, portoni e strade lastricate




Tuili, chiesa spagnoleggiante




Greggi al pascolo





Nel tardo pomeriggio il cielo si fa più scuro; soffia un vento umido che ammassa nuvole su nuvole. La sagoma del Nuraghe Su Nuraxi, uno dei più grandi in Sardegna, si staglia tetra in un paesaggio che sembra avere il vuoto come dimensione.
Si scatena un temporale cui sfuggo per poco, trovando riparo in un accogliente B&B a Barumini.



Barumini, Nuraghe Su Nuraxi





sopra: accelero l'andatura
per sfuggire a un violento temporale;
Barumini non è lontana






ESCALAPLANO; DUE RAGAZZI; UNA PIZZA
E UNA SERATA PIOVOSA;
L'ACUTO PIU' ALTO DEL VIAGGIO


Avevo deciso di chiudere questo lungo post con la fermata a Barumini, invece voglio aggiungere un'altra tappa, la numero 13 di Km 53.
Sono ancora nell'interno dell'isola e inizio la lunga discesa verso la costa orientale; ad una curva nei pressi di Orroli appare la valle del Flumendosa, che ha scavato un canyon colossale e vastissimo alla cui sommità emergono altipiani detti "tacchi":



La valle del Flumendosa





E' un pomeriggio piovoso; attraversato il fiume al fondo della gola risalgo verso Escalaplano, un paese di poco più di 2mila abitanti a 350 metri d'altezza.
In giro c'è poca gente - l'economia del posto si basa sull'allevamento.
E' uno di quei villaggi in cui conta molto la sostanza più che la forma - francamente non c'è molto da vedere se non un bel murale e una chiesa.



L'arrivo a Escalaplano, il piovoso
pomeriggio del 13 aprile











Troverò rifugio in un B&B in fase di avviamento. E' gestito da una giovane coppia che si fa in quattro per accontentarmi. Portano a fatica su per le scale una stufa per scaldare la camera, riavviano uno scaldacqua a gas che non vuole saperne di accendersi, si scusano mille volte se il posto è ancora allo stato un po' "grezzo".



Il cortiletto del B&B a Escalaplano;
le apparenze non devono ingannare -
gli interni sono molto accoglienti





Mi scaldo con la stufa a gas; c'è freddo
e l'aria è parecchio umida





In serata continua a piovere. Mi reco sul corso principale del paese a cercare una pizzeria. Trovo un locale spartano e allegramente colorato di rosso, dove alcune famiglie stanno concludendo in festa questa giornata di domenica.

In ogni viaggio che ho fatto c'è stato un momento in cui mi sono sentito PROFONDAMENTE in viaggio, non so se mi spiego. E' un mix di sensazioni emotive alimentate dalla lontananza e da una indescrivibile felicità-nella-semplicità.
Succede qui, in questo paese, in questa pizzeria, in questo momento.

Davanti a questa pizza da 5 euro, con una birra fredda nel bicchiere, due bambini si avvicinano al mio tavolo e mi salutano.
Fuori piove e i pochi lampioni illuminano strade luccicanti d'acqua. Nell'aria c'è odore di incenso, di legna bruciata. E io sono QUI con questa gente - presente e temporaneo al tempo stesso.

E' l'acuto più alto del viaggio. Ricorderò sempre Escalaplano, la sera in pizzeria e i due ragazzi del B&B. Domani raggiungerò la costa orientale.




In pizzeria a Escalaplano




La grandiosa colazione che mi hanno
preparato al B&B


Sino a qui ho percorso 867 Km







NOTE A MARGINE





Sopra: pecora in umido;
  sotto: seadas;
queste ultime sono dei dolci fritti contenenti formaggio
e cosparsi di miele.
La trattoria di Bosa in cui mi sono felicemente trattenuto
si chiama Sa Cariasa e si trova in via Vincenzo Gioberti
in prossimità del fiume









Sito di Monte d'Accoddi, cena in tenda:
pollo impanato avvolto in spianata sarda
con aggiunta di rucola raccolta a bordo strada.
Lussi del viaggiatore !





Non resisto alla tentazione di portarmi a casa il ricordo
della gente incontrata. Ognuno ha la sua storia da raccontare,
dall'ingegnere al pastore.
Se non si parla con le persone che viaggio è ?



Vai alla prima parte del diario di viaggio
Vai alla seconda parte del diario.
Vai alla terza e ultima parte del diario





6 commenti:

  1. certo che oltre alla voglia di partire le tue foto fanno anche venir fame :D ma forse sarà l'orario!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quanto è vero che le decisioni relativamente importanti vanno prese a pancia piena!

      Elimina
  2. Emozionante.
    Davvero.
    La parte della pizzeria dove ti sei sentito in viaggio è bellissima.
    Sono quelle emozioni che mi sono sempre piaciute (nel mio piccolo, senza essere un viaggiatore come te) e che mi mancheranno per sempre.

    Che poi sono solo uno stato mentale, voglio dire: mentre descrivevi io ti immaginavo in un locale spartano, in legno, silenzioso, con luci basse, tipo vecchia locanda dei pirati, molto adatto all'introspezione... invece poi dalla foto ho vito una banale pizzeria moderna con tavolate di clienti, famiglie con bambini e il tuo tavolino solitario che mi ha ricordato le mie trasferte per lavoro.
    Quindi è una sensazione personale, interiore. Solitaria.

    RispondiElimina
  3. Ciao! Ho letto il tuo diario di viaggio in Corsica e dell'escursione su Monte Frumento (uno dei miei luoghi preferiti sulla Montagna). Complimenti per la scelta delle destinazioni!
    Ho letto che vivi per metà al nord e metà in Sicilia. Dove esattamente?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lato tirrenico della prov.di Messina, diciamo entroterra di Capo d'Orlando.

      Elimina